Fecondazione eterologa, l’Italia torna in Europa ma solo con una sentenza della Corte Costituzionale

L’Italia è tornata in Europa, almeno per quanto riguarda la fecondazione eterologa. Questa considerazione non deve intendesi come un plauso alla sentenza della Corte Costituzionale che ha parzialmente modificato la Legge 40/2004 ma solo la mera constatazione che il nostro Paese si è uniformato ai tanti Stati, forse alcuni socialmente più evoluti di noi, che hanno accettato una realtà dei fatti.

Una legge, tra l’altro, che creava una forte discriminazione sociale ed economica perché chi aveva i soldi andava in Spagna, Francia o altrove a praticare la fecondazione mentre chi non ne aveva restava qui senza potere fare nulla. L’incidente dell’ospedale Pertini di Roma, dove ad una donna sono stati impiantati due embrioni non suoi, è purtroppo uno dei tanti casi di malasanità e non c’entra nulla con il dibattito e neppure con la sentenza della Cassazione. Somiglia al caso di quel signore a cui hanno operato la gamba sbagliata. Un fatto sicuramente molto più grave ma sempre è solo un errore dei medici, troppe volte reclutati ed assunti con criteri per nulla trasparenti ed obiettivi.
Quindi, al di là del giudizio morale che attende sempre la sfera personale di ogni individuo, la presa d’atto della Corte Costituzionale non può che essere intesa come una vittoria dello Stato laico e della consapevolezza che una legge si deve fare quanto c’è la necessità che essa esista. E questo lo decide la politica e dunque il Governo. O meglio. Legiferare dovrebbe essere il compito della politica e del Governo, salvo i casi – come questo – in cui è la magistratura a dare l’assist.

Altri esempi sono le coppie di fatto e il divorzio che in Italia sembrano cose dell’altro mondo mentre in Europa (ma anche negli Stati Uniti) sono fatti normalissimi. Qualcuno contesta che il matrimonio è solo ed esclusivamente quello tra un uomo e una donna. Giustissimo ed è anche quello che si celebra in Chiesa tra due credenti che vogliono santificare la loro unione di fronte a Dio impegnandosi a stare insieme tutta la vita e quindi anche a non divorziare mai. Chi invece intende fare a meno della presenza divina se ne va in Municipio e laicamente unisce i propri destini grazie alla carta bollata che, com’è nelle cose umane, più essere sciolta in qualsiasi momento. Non c’è nulla di scandaloso in tutto questo e neppure che le due persone in questione siano dello stesso sesso. Eppure sono in tanti a difendere la sacralità del matrimonio che in nessuna parte del mondo, e tantomeno in Italia, ha mai messo in discussione. La questione è se va considerato sacro solo il matrimonio cattolico o anche quello protestante o perfino quello Sufi visto che in provincia di Catania c’è un sacerdote di questo credo che officia regolarmente? La risposta dovrebbe essere sì, lo sono tutti, visto che sono tutti celebrati “davanti” a Dio. Davanti al sindaco ovviamente le cose cambiano.
Tornando alla fecondazione eterologa, si può non essere d’accordo ma si deve lasciare la possibilità alla gente di scegliere. Come nel caso dell’adozione, ognuno è libero di scegliere quello che meglio crede. Invece si ricorreva alla solita ipocrisia italiota senza guardare ciò che gli italiani stessi facevano appena fuori dalla porta di casa o dentro, in casi di moralità più bassa, applicando una fecondazione eterologa più grezza e più naturale.
L’importante, però, che pubblicamente la cosa fosse proibita. La questione è simile a quella della prostituzione, meglio vederle e non vederle agli angoli delle strade piuttosto che tenerle sotto controllo e far loro pagare le tasse, come avviene in Francia e in Germania.
Vizi privati e pubbliche virtù è più attuale che mai. Dobbiamo cambiare leggi e regole per crescere economicamente, e a questo speriamo che ci pensi Matteo Renzi, ma per progredire dobbiamo anche cambiare stile e questo tocca a noi.

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