Una discesa in B meritata che spezza il cuore dei tifosi, ma dopo otto anni in A Pulvirenti sa come risalire…

Maurizio Pellegrino

Maurizio Pellegrino

Otto anni fantastici, ricchi di soddisfazioni ed emozioni. Stagioni per certi versi irripetibili. Il Catania saluta la serie A con tanto rammarico, ma anche con la consapevolezza di aver scritto una storia sportiva bellissima fatta di successi, salvezze all’ultima giornata, ma anche di spettacolo in campo. Otto anni favolosi, che i tifosi sperano rappresentino solo il primo ciclo vincente del Catania di Pulvirenti, di sicuro il più lungo in serie A della società rossoazzurra. Difficile riassumere la favola del “principe rossazzurro”: una storia che inizia esattamente dieci anni fa. Nel maggio del 2004 Nino Pulvirenti divenne patron dei rossoazzurri, acquistando il Catania dai Gaucci e avviando il suo progetto con l’amministratore delegato Pietro Lo Monaco.
Un dirigente plenipotenziario, che nei fatti dimostrerà di inanellare un successo dietro l’altro, da quelli sul campo a quelli strutturali.

Cornetti al miele e scaramanzie

Il Catania di Pasquale Marino nel primo anno di serie A inizierà sorprendendo tutti gli addetti ai lavori, con l’entusiasmo della matricola. Arriverà a ridosso della zona Champions League, poi la terribile tragedia umana e sportiva del 2 febbraio e la caduta libera in classifica. La salvezza del 2007, che come quella solo sfiorata di questa stagione passerà da Bologna. Un successo per 2-0 con i gol di Rossini e Minelli sul Chievo regalerà la prima storica permanenza in A.

La stagione successiva il Catania centrerà per la prima volta nella sua storia la semifinale di Coppa Italia e sarà poi costretta a cedere il passo alla Roma, squadra con la quale si giocherà anche la permanenza in serie A nell’ultima di campionato. In panchina si alternano Silvio Baldini e Walter Zenga, primo grande nome tra gli allenatori del Catania del duo Lo Monaco – Pulvirenti, che da Catania ha lanciato grandi allenatori del calcio mondiale. L’ex portiere neroazzurro viene confermato in panchina anche per la stagione che segue collezionando ulteriori successi. Certamente indimenticabile fu il 4-0 del derby contro il Palermo al Barbera, con il gol capolavoro di Peppe Mascara – pallonetto da centrocampo – rimasto ancora oggi nella cineteca del calcio. A fine anno, arriva anche la soddisfazione proprio per Beppe Mascara e Marco Biagianti della convocazione in Nazionale, prima volta in assoluto in Azzurro per giocatori rossoazzurri.
Zenga non rinnoverà il suo contratto con gli etnei, ma indimenticabili rimarranno le colazioni con l’allenatore milanese, che per scaramanzia amava mangiare cornetti caldi al miele con i giornalisti nella minuscola sala stampa di Massannunziata prima di iniziare le conferenze. Cornetti rigorosamente acquistati dai giornalisti che si autotassavano pur di assecondare la scaramanzia dell’allenatore.

Il burbero Mihajlovic

Stagione 2009-2010 in panchina c’è Gianluca Atzori, che però delude. Poco male, nuovo cambio alla guida tecnica. La società etnea ingaggia il serbo Sinisa Mihajlovic, che inizia male il suo percorso in rossoazzurro, ma che alla seconda partita non stecca. Non un match come tutti gli altri: il Catania da ultimo in classica affronta la Juventus a Torino e batte 2-1 i bianconeri grazie ai gol di Jorge Martinez e di Mariano Izco, che realizza il gol vittoria grazie a uno splendido contropiede. Da ben 46 anni il Catania non riusciva a battere la Juventus in casa.
Ma questo è anche l’anno del 3-1 casalingo sull’Iter dei record con gol di Lopez, Martienz e il rigore cucchiaio di Mascara. Un successo strepitoso sull’Inter di Mourinho, che di lì a poco avrebbe realizzato il ‘Triplete’, vincendo tutto quello che era possibile. Burbero Mihajlovic, almeno in apparenza, un uomo vero che non amava i fronzoli, ma che non lesinava mai un racconto di vita calcistica sul suo maestro Vujadin Boskov.

Il presidente Nino Pulvirenti

Il presidente Nino Pulvirenti

Sergio Gasparin, da genio a “bidone”

Data storica, scritta in maniera indelebile nella storia della società di via Magenta è il 18 maggio 2010: nasce il centro sportivo Torre del Grifo Village, una struttura unica nel suo genere che rappresenta il terzo centro più grande d’Europa con 4 campi, una piscina olimpionica, un centro polifunzionale e la struttura di riabilitazione affiliata a villa Stuart di Roma. È lo stesso anno in cui da Catania passa per soli quattro mesi Diego Pablo Simeone, allenatore alla sua prima esperienza in Italia, sottovalutato da addetti ai lavori e stampa, che oggi dopo l’avventura con gli etnei ha già vinto una Coppa Uefa, è in lotta per il titolo di campione di Spagna e ha agguanto la finale di Champions League. E poi Montella, appena due anni fa, e il suo calcio brillante, fantasioso e divertente, tanto da far paragonare il Catania a un piccolo Barcellona. Storia recente quella dello scorso anno con il record – 56 punti e ottavo posto – un nuovo amministratore delegato Sergio Gasparin, e un allenatore che in appena 12 mesi passerà da essere considerato genio a “bidone”. Rolando Maran, l’uomo dei successi più importanti di sempre, ma anche l’inizio dei mali di questa stagione, dove proprio nulla è andato per il verso giusto con 3 allenatori che si sono dati il cambio e un incolpevole Maurizio Pellegrino suo malgrado traghettatore di una formazione che ha ben 27 punti in meno dello scorso anno.

Pablo Cosentino

Pablo Cosentino

Si riparte da zero ma con un bel “paracadute”

Adesso bisognerà resettare tutto e partire da zero per fare in modo che la retrocessione rappresenti solo uno spiacevole scivolone dal quale rialzarsi subito come hanno fatto i cugini palermitani. Pulvirenti ha già un piano per risalire subito dalla cadetteria, ma ne parlerà solo a fine stagione per il momento tutti in religioso silenzio. Il Catania ripartirà dal nuovo amministratore delegato Pablo Cosentino, da un nuovo allenatore che probabilmente sarà Davide Nicola, attualmente al Livorno, e da un progetto molto importante per costruire il nuovo stadio in contrada Jungetto, grazie anche ai fondi messi a disposizione dalla Lega Serie B e il Credito Sportivo per la costruzione delle nuove strutture. Una retrocessione che brucia e fa molto male agli etnei, e di certo non basteranno i 12,5 milioni di euro del cosiddetto “paracadute” che spettano alle società di serie A che retrocedono in B (e che sarebbero stati 36 mln se fosse rimasta in serie A), per alleviare il rammarico di una retrocessione che anche alla luce del 2-1 ottenuto a Bologna poteva essere ampiamente evitata, se solo la stagione fosse stata gestita con un pizzico più di lungimiranza.

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