Italia sempre più povera e Renzi ci chiede ancora «#millegiorni per cambiare il Paese»

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Mentre la politica nazionale, regionale e locale lancia proclami, assume impegni e promette solennemente di realizzare (speriamo sia la volta buona), lo “speciale” sulla povertà in Italia apparso recentemente sul settimanale L’Espresso fa venire i brividi. Terribile quel colore “rosso” che marchia la Sicilia come la regione tra quelle italiane che è messa peggio. Scrive l’ottimo Davide Mancino: «La prima cosa che salta all’occhio è la Sicilia, dove è dal 2011 che le persone a rischio povertà sono più di quelle che stanno “bene”: superata ormai la soglia del 50%, è questa – ormai da anni – la regione in cui la situazione è più grave. Due milioni e settecentomila persone, facendo i conti, su un totale di cinque milioni». Basterebbe questo a fare cadere le braccia. Ma c’è un altro dato che fa veramente male: «La ricchezza relativa dei giovani: dal 1991 è diminuita del 76%». Il dato essenziale è che «In 20 anni i giovani hanno perso quasi tutto» e gli altri hanno perduto tantissimo.

Proprio 20 anni fa si seppelliva una classe politica che, con tutti i suoi limiti, aveva portato l’Italia fuori dal baratro della Seconda Guerra Mondiale, l’aveva fatta crescere, l’aveva condotta fuori dalla piaga del terrorismo a l’aveva portato ai vertici della potenza economica mondiale.

Eppure Sandro Pertini, sempre preoccupato che le cose non funzionassero bene diceva: «Abbiamo ancora molta disoccupazione, e specialmente quella giovanile mi preoccupa, la disoccupazione dei giovani che escono dalle scuole con un diploma o con italia-poverauna laurea persuasi di potersi incamminare verso la vita sicuri e invece trovano subito dinanzi a sé il muro della disoccupazione. Questo è un grave problema che ci angoscia» ed aggiungeva: «Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero! Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io». Ma alla fine concludeva: «Vi sono, tuttavia, indici di una ripresa economica del nostro paese. Ma io soprattutto ripongo la mia fiducia nel popolo italiano, popolo generoso che si è trovato in circostanze più difficili delle presenti, eppure ha saputo superarle come al termine della seconda guerra mondiale. Io sono certo che riusciremo a risalire la china…».

Ciò che allora temeva Pertini si è adesso avverato, è diventato terribile realtà, materializzando le più scure profezie di George Orwell. In 20 anni abbiamo avuto tutto e il contrario di tutto, una classe politica sulla quale non c’è da spendere più neppure una parola: quello che ha prodotto è sotto gli occhi di tutti.

Adesso c’è Matteo Renzi che dice: «Mille giorni sono il tempo che ci diamo per rendere l’Italia più semplice, più coraggiosa, più competitiva. Dunque, più bella. L’Italia ha tutte le condizioni per tornare a essere ciò che è sempre stato: un Paese che anticipa il futuro, che costruisce innovazione, che alimenta la speranza. Al termine di questo periodo avremo un Paese più coraggioso, più semplice, più competitivo. E dunque una politica più credibile. È un lavoro che richiede lo spirito del maratoneta, più che la velocità dello sprinter. Ecco perché abbiamo scelto la logica del passo dopo passo. Conosciamo la direzione. Abbiamo la macchina giusta. Passo dopo passo riporteremo l’Italia al suo posto».

C’è anche il sito (http://passodopopasso.italia.it) in cui verranno pubblicati leggi e provvedimenti del Governo. Tramite l’hashtag #millegiorni si potranno inviare commenti tramite i social network.
Mat

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