Il Corriere della Sera preferisce il Bardaburga all’Etna e persino alla deflazione italiana

Il-BardaburgaVenerdì scorso il sito Internet del Corriere della Sera – a differenza di tutti gli altri giornali nazionali che mettevano in evidenza la notizia sulla deflazione – apriva con le gravi conseguenze dell’eruzione del vulcano islandese Bardarbunga. Gravi conseguenze che, però, fortunatamente, se rivelatesi vere avrebbero condotto alla limitazione del traffico aereo nel Nord Europa. Certamente cosa grave, fastidiosa e dannosa per l’economia. Ma forse non più grave di sapere che per la prima volta dal 1959 l’Italia era in deflazione.

Scelta rispettabile quella della redazione del più autorevole quotidiano italiano. Specie che spesso non riesce a guardare verso Sud. Infatti, quando l’Etna fa quello che si temeva che stesse per fare il Bardarbunga, tutta questa enfasi non c’è.

Etna

Sua Maestà, il vulcano Etna

Un po’ di gelosia meridionale? Forse ma è anche vero che il Bardarbunga è alto 2009 metri e fa parte di un sistema vulcanico lungo circa 200 km e largo 25 km; l’Etna, invece, oltre ad essere stato recentemente dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è alta 3343, occupa una superficie di 1570 chilometri quadrati, il suo diametro è di circa 45 chilometri e il suo perimetro di base e di circa 180 chilometri.

Un piccoletto, l’islandese, che non può competere con l’Etna per mole, grandezza e purtroppo, capacità di far danni. Nell’ottobre 2002 Catania e la sua Provincia furono colpite dell’emissione continua e violenta di “cenere” che paralizzò completamente aeroporto e trasporti e penalizzato la maggior parte dei comparti commerciali e imprenditoriali, ed in particolar modo quello turistico, un settore primario per l’economia locale.

Nella sola città di Catania in quel periodo, circa un mese, circa furono raccolti oltre 500 mila tonnellate di cenere lavica, e si dovette affrontare, soltanto per la pulizia, un impegno di spesa di circa tre milioni di euro e l’impiego, su quattro turni 24 ore su 24, di 800 persone. Emissioni di cenere che sono continuate negli anni, colpendo periodicamente Catania ed i centri della provincia e paralizzando non solo lo scalo etneo ma creando anche problemi fino in Calabria e nell’Africa del Nord. Ovvio, la differenza c’è: mica si parla di Londra o di Parigi, città a cui il Corriere, pur essendo italiano, guarda a quanto pare con maggiore attenzione piuttosto che a quelle del Sud. Questo è… senza acredine e senza rancore e con grande rispetto.

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