Alla Provincia femminismo d’àntan con il Coordinamento per l’autodeterminazione della donna

Nunziatina Spatafora

Nunziatina Spatafora

In questo ultimo periodo la provincia Regionale di Catania si è mossa verso le Pari Opportunità ed è così che nei giorni scorsi ha ospitato un incontro sull’Esperienza del Coordinamento per l’autodeterminazione della donna che ha operato negli anni ’80 a Catania.
Nato nel 1980, il Coordinamento per l’autodeterminazione delle donna (CAD) ha rappresentato per un quinquennio un’originale esperienza politica per la città di Catania, contribuendo alla riflessione sulla necessità di mutare le relazioni tra i sessi in una società profondamente patriarcale. La storia del Coordinamento è stata ripercorsa nella sede della Provincia dalla funzionaria Cilli Costanzo (all’epoca attivista del movimento femminista), su invito della presidente del Cug (Comitato unico di garanzia), Nunziatina Spatafora, che ha così inteso valorizzare le “risorse” interne all’Ente.

L’incontro, a cui ha partecipato il capo di gabinetto Santa Caruso, ha avuto come relatore anche Leonardo Patti, che ha ricordato la sua esperienza di giovane uomo alle prese con i mutamenti sociali conseguenti al movimento di liberazione della donna.
«Il Coordinamento per l’autodeterminazione di Catania – ha affermato la Costanzo – nacque dall’incontro di tre diverse anime (movimento di Liberazione della Donna, Unione donne Italia, e Collettivi di autocoscienza femministi) che intendevano fronteggiare l’emergenza dei referendum abrogativi della Legge 194 (regolamentazione dell’interruzione di gravidanza).

Il CAD catanese agì in autonomia lungo più direttrici: difese la legge 194; creò una rete internazionale di donne per la pace; sostenne l’adozione di una legge contro la violenza sulle donne; aprì una vertenza col Comune di Catania per la creazione di una Casa delle Donne».
Il dibattito, seguito all’incontro, ha analizzato, sotto l’aspetto storico e sociologico, l’influenza del movimento femminista nell’attuale contesto sociale.
«Tutto ciò che è stato conquistato dal movimento femminista – ha concluso Cilli Costanzo – deve esser difeso, perché c’è il rischio che la crisi economica, e non solo, annulli diritti ritenuti acquisiti».

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