Imprese di famiglia, a Catania la next generation è over 50. Sabato 15 novembre il convegno a Palazzo del Rettorato

Incontro a Confindustria, da sinistra Elita Schillaci, Orazio Licciardello, Antonio Pogliese, Domenico Bonaccorsi, Antonello Biriaco, Rosario Faraci, Fabrizio Casicci

Incontro a Confindustria, da sinistra Elita Schillaci, Orazio Licciardello, Antonio Pogliese, Domenico Bonaccorsi, Antonello Biriaco, Rosario Faraci, Fabrizio Casicci

Si è tenuta stamattina nei locali di Confindustria Catania la presentazione del convegno sul ricambio generazionale nelle imprese di famiglia che si terrà nel Palazzo del Rettorato sabato 15 novembre con inizio alle 9. Eppure i numeri sviscerati stamattina e gli interventi hanno dato l’idea di un convegno a tutti gli effetti. Il dato più saliente che riguarda l’imprenditoria catanese è che è vecchia. Lo affermiamo fuori dai denti, ma sulla scorta di ciò che illustri professori come Rosario Faraci o Elita Schillaci, hanno sottolineato durante la presentazione puntando il dito sull’età dei titolari che va dai 50 ai 69 anni.

Vecchia guardia e nuove leve, senior e junior, transizione, ricambio. Sono tanti i modi per identificare il delicato passaggio di testimone all’interno di un’impresa familiare, che ha tutti i connotati di un fenomeno: economico, sociale, psicologico, giuridico. Ogni cambio è un ricambio, una nuova semina dopo una raccolta, a volte della durata di un secolo o più.

I più recenti dati sull’anzianità degli imprenditori in Sicilia e a Catania, scattano un’istantanea ben precisa: su 62mila titolari, il 35% (21mila) ha un’età compresa tra i 50 e i 69 anni, e il 9,30% (quasi 6mila) è over 70. Anche tra gli amministratori le cose cambiano di poco: su 51mila unità, il 39% ha non meno di 50 anni e il 9,63% supera addirittura i 70. «In parole più semplici, la next generation in realtà sarà composta da cinquantenni, più old che young dunque – ha sottolineato Rosario Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese e presidente del Centro Studi Family Business, che ha elaborato ed esposto i dati – con ricadute sull’ottimizzazione nella gestione. Fenomeno, questo, che presenta non poche sfumature e variabili se rapportate al sesso, alla tipologia societaria e ai diversi settori».

«Essere erede designato di un’impresa, oggi come in passato, può rivelarsi un’arma a doppio taglio sia dal punto di vista del profitto – ha affermato l’economista Antonio Pogliese – sia sul piano piscologico e sociale». Ma è proprio questo il tema che si cercherà di sviscerare sabato grazie all’incontro di più saperi che convergeranno dal mondo giuridico, tributario, sociale, psicologico e del settore bancario e dall’analisi multidisciplinare che ne verrà fuori. Facendo stretto riferimento alla situazione delle imprese siciliane e al quadro dell’immediato futuro».

«Il reale passaggio di testimone – ha proseguito il vice presidente vicario di Confindustria  Catania Antonello Biriaco – non avviene il giorno dopo in cui viene a mancare il senior, ma comincia prima, puntando sulla preparazione di chi è chiamato a proseguire, innovando laddove necessario nell’ottica della continuità d’impresa e di nuovi traguardi». Traguardi che, a volte, possono diventare obblighi, imposizioni, ostacoli «per quanti non si ritengono pronti o all’altezza di guidare l’azienda di famiglia, con ripercussioni – ha spiegato Orazio Licciardello, ordinario di Psicologia sociale – sulla stessa progettualità dell’impresa, rischiando di intaccarne, se non ben gestita, la sopravvivenza stessa».

Tocca il punto del merito Elita Schillaci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese. «Oggi “essere figlio di” non sempre coincide con reali capacità manageriali la vera impresa è quando si riesce ad andare oltre le generazioni, oltre i conflitti, facendo della transizione un momento di vero ricambio». Un esempio potrebbe essere proprio quello del presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi, la cui impresa di famiglia ha già visto il ricambio di quattro generazioni.

Interessanti i temi proposti in sede di “presentazione” che fanno ben sperare per lo svolgimento del convegno non solo da un punto di vista dei dati ma anche delle soluzioni, ove possibili. Perché una generazione così “anziana” potrebbe – forse – avere dei problemi nella gestione, anche alla luce di una “successiva successione” mancante o troppo troppo giovane per prenderne le redini.

Intanto l’incontro di stamattina è valso a Fabrizio Casicci la prima “uscita” ufficiale in veste di direttore di Confindustria Catania, dopo la direzione storica di Franco Vinci.

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