Ernesto, l’importanza di un nome basta per dirsi onesto? Si scopre al teatro di Trecastagni

Geppy Gleijeses, Lucia Poli e Marianella Bargilli (foto di Federico Riva per lo Stabile)

Geppy Gleijeses, Lucia Poli e Marianella Bargilli (foto di Federico Riva per lo Stabile)

Il capolavoro di Oscar Wilde è andato in scena il 26 e 27 novembre con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli e Lucia Poli nel Teatro Comunale di Trecastagni rinnovando la sinergia tra il Comune pedemontano guidato dal sindaco Giovanni Barbagallo e il Teatro Stabile di Catania.
L’importanza di chiamarsi Ernesto…  o di essere onesto? Corre sul filo di questa ambiguità verbale la vis comica di quella che è stata definita la più bella commedia di tutti i tempi. “The Importance of Being Earnest” è infatti basata su un gioco di parole, intraducibile nella nostra lingua, laddove in inglese il nome proprio Ernest si pronuncia esattamente come l’aggettivo earnest, onesto! L’irresistibile pièce di Oscar Wilde ha dunque aperto la nuova stagione al Teatro Comunale di Trecastagni, impaginata per l’ottavo anno consecutivo.
Per inaugurare il cartellone, arricchito con sei titoli di preziosa caratura, è stata scelta una raffinata coproduzione realizzata dal Teatro Quirino e dal Teatro Stabile di Calabria. La fulminante e briosa regia è firmata dall’eclettico Geppy Gleijeses, che interpreta altresì il ruolo evocato nel titolo, mentre Marianella Bargilli veste i panni maschili di Algernon. Di particolare rilievo la partecipazione di Lucia Poli in un cast che annovera altri nomi di spicco come Orazio Stracuzzi, Valeria Contadino, Renata Zamengo e ancora Giordana Morandini e Luciano D’Amico. La traduzione è quella pluripremiata di Masolino D’Amico.

“The Importance” debuttò al St. James’s Theatre di Londra il 14 febbraio 1895.
Da quel momento la commedia non conoscerà crisi, nonostante le vicende legali in cui sarà coinvolto l’autore, che da lì a poco verrà imprigionato per avere violato le regole morali in materia sessuale. E non è un caso che l’ultimo lavoro teatrale del drammaturgo irlandese metta in luce tutta quella cura dell’apparenza e della forma dell’alta società vittoriana: con una certa eleganza si rappresenta un mondo aristocratico che Oscar Wilde derideva con le sue battute al vetriolo, ma del quale non avrebbe saputo fare a meno!
L’Ernesto del titolo è John Worthing, che si fa chiamare così solo perché questo è il nome preferito della fanciulla che corteggia. Nel frattempo, anche il suo amico Algernon si inventa una nuova identità per conquistare la bella Cecily…
Da qui, con un ritmo narrativo molto elevato, scaturiscono una serie di gag, soprattutto verbali, e arguzie letterarie che attraversano indenni il tempo che passa.

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