La “Buona Scuola” vista dagli insegnanti. Sonia Romano: «La nostra unica speranza è il Senato, altrimenti sarà la morte della democrazia»

La protesta degli insegnanti di Catania contro la "Buona scuola"

La protesta degli insegnanti di Catania contro la “Buona scuola”

Buona Scuola o cattiva scuola? Chi ci lavora non sembra digerire questa riforma, ma è vero che una riforma questa scuola la pretende. E allora abbiamo fatto parlare chi nella scuola ci lavora tutti i giorni impegnando non solo il tempo che le impone il contratto ma anche quello che dovrebbe (o potrebbe) dedicare alla famiglia. Un’insegnante su tutte che ha riassunto per noi i disagi e i timori che questa riforma instaurerebbe: Sonia Romano, professoressa di lettere presso l’Istituto Coppola di Catania.

«Partiamo dal principio che noi abbiamo un ruolo educativo e formativo importantissimo per le giovani generazioni e per questo motivo è necessaria la collaborazione di tutti. Per noi sono essenziali i momenti di progettazione e riflessione condivisa, perché ciò ci aiuta a conoscere meglio gli studenti e ad affrontare situazioni spesso molto problematiche. Renzi invece vuole creare una scuola competitiva, accentrando tutte le decisioni nelle mani di un “preside-sceriffo”. Il premio in denaro che lui promette di dare ai più meritevoli – come li chiama lui afferma Sonia Romano – creerà invidie e divisioni e non farebbe altro che danneggiare il percorso formativo degli studenti. E di certo non risolverebbe situazioni di incapacità al ruolo e demotivazione.

«Il Governo ci chiede di aumentare il monte ore di lavoro. Bene, questo non è sbagliato e anche gli studenti (noi ne abbiamo discusso in classe) sono favorevoli a restare a scuola il pomeriggio. E allora perché non premiare il merito di chi si spende per la scuola con ore e ore di lavoro non pagato? Non immaginate quanta “beneficenza” io faccia già nella mia scuola, semplicemente mettendo a disposizione dei fondi per ricompensare chi è disponibile a condurre attività di laboratorio, recupero, potenziamento e quant’altro. Ciò sarebbe utile a tutti gli studenti, specie a quelli a rischio di abbandono scolastico e con problemi e sarebbe comunque un’ottima soluzione per premiare i cosiddetti insegnanti “meritevoli”.

«Oltre ai finanziamenti statali le scuole potranno ricevere il 5 per mille, potranno usufruire del credito di imposta e lo “school bonus”, un bonus fiscale per le eventuali donazioni in denaro ricevute da privati. Le spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria dell’infanzia o del primo ciclo (elementari e medie) saranno parzialmente detraibili dalla dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno: una prima stima indica intorno ai 66,4 milioni di euro l’importo annuo previsto (vedi testo integrale ddl di Renzi). E chi non può mantenere studi privati ai figli, come potrà garantire loro un futuro? Non si viola così l’art.33 della Costituzione?

«Vogliamo poi parlare delle assunzioni dirette da parte dei dirigenti? È fortissimo il rischio che queste favoriscano fenomeni di clientelismo e che venga limitata la libertà di insegnamento stabilita dalla Costituzione, rendendo i docenti totalmente sottomessi al preside. Il Collegio docenti e il Consiglio d’Istituto – organi che hanno potere decisionale su tutto – diventerebbero solo consultivi. E chi decide? Lui solo e sempre lui, il preside-sceriffo. Ma perché le mozioni di tante scuole i cui docenti si sono riuniti per esprimere il proprio parere, come chiedeva il Governo, non sono state considerate? Perché si permette a membri del governo senza specifiche competenze di fare affermazioni offensive, accusando gli insegnanti di non capire? Negli ultimi anni il mondo della scuola è stato continuamente affossato: dal luglio 2014 l’allora sottosegretario Reggi aveva classificato gli insegnanti come “fannulloni”. A poco a poco si è diffusa l’opinione che gli insegnanti lavorano troppo poco, solo 18 ore settimanali! E questo ha avuto chiaramente lo scopo di influenzare l’opinione pubblica e prospettare un tentativo di aumentare l’orario di lavoro a parità di stipendio. Uno stipendio che è uguale a 9 anni fa, dato che il contratto non viene rinnovato. Né stiamo maturando alcunché a livello pensionistico. Poi, cosa singolare, siamo stati dipinti squadristi dal Ministro Giannini, perché insegnanti e genitori l’hanno contestata alla festa dell’Unità di Bologna. Il ministro Poletti ipotizza un periodo di lavoro, ovviamente gratuito, in estate, perché, come sostiene, tre mesi sono troppi. Ma io non ricordo di aver mai fatto tre mesi di vacanza… Si arriva poi al sottosegretario Faraone che non è laureato, ma possiede un diploma di perito chimico, non ha alcuna competenza didattica e pedagogica, però ha l’ardire di affermare che la protesta degli studenti è un’indecenza. E cosa dire di Renzi, colui che definisce incomprensibile lo sciopero? È questo il modo del governo di rapportarsi alla classe docente? Così non si può favorire né il dialogo, né il confronto.

La protesta contro la “Buona scuola”

«Poi improvvisamente la svolta: un video di Renzi che alla lavagna vorrebbe spiegarci la riforma e poi una lettera dove incita a sostenere il ddl per restituire centralità all’educazione e prestigio sociale all’educatore. Ma pensano davvero di risolvere così il problema definendoci squadristi, vacanzieri, abulici e quant’altro. Noi vorremmo insegnare in scuole sicure dove i tetti non crollano, dove ci siano strumentazioni adeguate e non classi-pollaio che sacrificano la didattica. Si dovrebbero assumere tutti i precari ed è inutile che Renzi minaccia che se il ddl non passa, non verrà assunto nessuno. Il governo è obbligato ad assumere tutti i precari da una sentenza della Corte Europea. Parlando poi dei finanziamenti, il fondo d’Istituto è stato tagliato dal governo Monti, per cui la scuola pubblica va avanti col contributo chiesto alle famiglie, però Renzi ha avuto la geniale idea di finanziare le scuole private e si introducono sgravi fiscali per le famiglie degli alunni che frequentano tali scuole.

«Ciò che è meraviglioso – nel senso che suscita meraviglia! – è la centralità della figura del dirigente che sarà responsabile dei risultati della sua scuola. Sceglierà i docenti migliori dagli albi territoriali, in base al curriculum. Sarà il dirigente a scegliere la linea didattica da seguire, in palese contraddizione con l’art.33 della costituzione che recita che arte e scienze sono libere come libero è l’insegnamento. Ma allora la domanda sorge spontanea: chi valuterà i dirigenti?

«Infine l’insegnante di sostegno, fondamentale in determinate situazioni, diventerà un insegnante sanitario con inquadramento giuridico diverso dagli altri colleghi. Eppure anche lui/lei ha studiato materie relative alla sfera psico-pedagogica, ha fatto un tirocinio con tesi conclusiva. Noi insegnanti non abbiamo la preoccupazione di essere valutati, ma vorremmo che fossero persone competenti a farlo e ci rendiamo conto che questa riforma mini inevitabilmente la democrazia e l’uguaglianza. E mentre i primi emendamenti sono stati approvati dalla Camera, Renzi minaccia di precettare quanti aderiranno al blocco degli scrutini. E poi saremmo noi gli squadristi. Forse l’unica nostra speranza è il Senato, altrimenti… sarà la morte della scuola pubblica e della democrazia».

Monica Adorno

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