Catania, Consiglio comunale trash, scoppia il litigio social

Dall’aula del Senato cittadino alla bacheca di Facebook, in pochi minuti i dispetti tra Lanfranco Zappalà e Manlio Messina sfociano in rissa aperta

I commenti del litigio tra Manlio Messina e Lanfranco Zappalà

I commenti del litigio tra Manlio Messina e Lanfranco Zappalà

Catania – Chissà se almeno l’accorato appello dei colleghi consiglieri li farà desistere dal ridicolizzarsi e ridicolizzare su pubblica piazza virtuale e non. Chissà se il punto più basso toccato ultimamente dal Consiglio comunale, con una faida nata su Facebook e velocemente degenerata, quasi da sfociare in rissa aperta, lascerà altri strascichi. Fatto sta che il litigio social tra gli esponenti del senato cittadino, Lanfranco Zappalà, del Partito democratico, e Manlio Messina, membro del gruppo misto e tra i “campioni” dell’opposizione, in area Fratelli d’Italia, ha avuto l’effetto devastante di gettare, altra, cattiva luce su un organo che, al di là dell’impegno profuso con più o meno costanza dai suoi membri, non si può dire degno di essere ricordato per particolari meriti. Se non quelli, appunto, di aver traslocato l’agone dall’aula al social, svuotando la diatriba da qualsiasi contenuto politico e lasciando che a parlare siano le pance piuttosto che le teste.
Nel caso in questione, scatenato da una foto postata da Zappalà su Facebook, in cui è immortalato solo in un’aula deserta, lo scontro si è verificato sulla “mistificazione social” del consigliere democratico – come ce ne sono tante, in epoca 2.0 e sui social media. Un gioco svelato pochi post sotto dal collega di consiglio e di partito, Niccolò Notarbartolo, che in modo simpatico ha evidenziato come, al momento dello scatto la seduta fosse terminata, apostrofando il collega come mattacchione.

Al contrario di Messina e del collega di gruppo, Ludovico Balsamo che, tra i più presenti in consiglio, non hanno gradito la “leggerezza” di Zappalà, scatenando uno scontro verbale i cui toni si sono progressivamente alzati, al contrario del livello che si è abbassato sempre di più. Fino ad arrivare quasi alle mani, nei corridoi di Palazzo degli Elefanti, dove i due consiglieri se le stavano quasi per suonare se non fossero intervenuti a dividerli dipendenti comunali e colleghi. Che, in larga parte, hanno immediatamente implorato i due contendenti affinché la smettessero di coprire di ridicolo l’assemblea cittadina.

Tra i meno produttivi degli ultimi anni – non solo per demeriti propri, certo, ma anche di una Giunta anch’essa poco produttiva in termini di numero di delibere che non contino quelle obbligatorie, come il riconoscimento dei debiti fuori bilancio – impantanato nel mantenimento dei precari equilibri politici che, sin dall’inizio hanno caratterizzato l’attuale maggioranza, l’episodio ha rappresentato uno dei punti più bassi toccati non solo dal senato cittadino, già investito dallo scandalo della relazione della commissione antimafia, e dal dossier del Movimento 5 Stelle sulle presenze in commissione. Ma dalla politica locale tutta, i cui esponenti sembrano più inclini ad agire sui social che in aula, e dove i toni sembrano più quelli da bar.
Tutto questo di fronte a una città in agonia, nella quale ogni giorno sembra sempre più difficile affermare i propri diritti di cittadinanza. Le risse su Facebook, quelle sfiorate nella casa dei cittadini, non sono certo quello di cui Catania ha bisogno.
Melania Tanteri

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