Economie pandemiche | Il caso FCA e le regole asimmetriche della UE

MARCHIO FCALe chiamano così. In realtà la tecnicistica definizione significa che ognuno, nell’ambito della UE, fa quello che vuole, specie in materia fiscale.
Ne consegue che, poiché l’Europa è Unita, pur se pago le imposte in Olanda, ove come impresa ho legittimamente spostato la mia sede legale, al fine di pagare meno di un terzo di quanto pagherei in Italia, posso chiedere un prestito, garantito dallo Stato, dove ho gli stabilimenti, cioè appunto in Italia. Quanto sopra prefigurato non è pura fantasia o mero esercizio accademico, ma quanto sta avvenendo in queste ore con l’affaire Fiat/FCA, che ha chiesto all’Italia di garantire un prestito da 6 miliardi di euro che ha da poco richiesto nel quadro delle opportunità previste dai decreti Covid derivati.
Come era prevedibile è in corso un infuocato dibattito politico, con prese di posizione pro e contro, che possono stupire solo gli ingenui, e che, oltre a sollevare un polverone, altro non produrranno, perché, stando alla “lettera” della norma, FCA ne ha diritto.

Questo diritto è certamente immorale ed inopportuno e mi comincia a sorgere il dubbio che, per come sono stati formulati i vari provvedimenti, dall’impunità alla sottrazione di competenze costituzionalmente individuate, ai ritardi nell’avvio di procedure di protezione della popolazione, pur in presenza di dichiarato stato di emergenza fantasiosamente inventato dall’inquilino di palazzo Chigi, vi sia, oltre che pressappochismo, non una, ma più “manine” o manone.
Il problema infatti è che le garanzie andrebbero date non solo a chi è meritevole, e l’elusione fiscale, mediante spostamento di sede legale, non pare sia fra le benemerenze nazionali, ma che le garanzie appunto non escono dal pozzo di San Patrizio – notoriamente senza fondo – ma siano logicamente “plafonate”.
Che significa?
Che con la quota di garanzia impegnata per 6 miliardi si possono garantire SEIMILA richieste da un milione.
Ancora una volta un errore involontario nel non normare oculatamente la materia?
Ci credo poco, e comunque sempre meno.
Alfio Franco Vinci

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