Il lockdown ha amplificato gli effetti della paura di rimanere sconnessi dal mondo, una sindrome che colpisce di più le giovani donne. Questo è emerso dallo studio condotto dai ricercatori del CoHEAR dell’Università degli Studi di Catania
Catania – La paura di rimanere sconnessi o senza cellulare risponde al nome di nomofobia e rientra ormai tra le nuove dipendenze. È stato (anche) il lockdown a favorire questa modifica nel rapporto interpersonale che ciascuno di noi ha con le persone con cui condivideva un rapporto di amicizia o di relazione. Da questa spinta è nata l’esigenza di studiare il fenomeno e sono stati i ricercatori del CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, a condurla. Il titolo che gli è stato dato è “Smartphone addiction across the lifetime during Italian lockdown for COVID-19” ed ha analizzato il legame tra età e sesso e utilizzo dello smartphone, per valutare possibili correlazioni tra dipendenza e disturbi mentali.
Il risultato, sebbene tarato su un campione ristretto, ha evidenziato come una vera e propria dipendenza sia diffusa soprattutto tra i più giovani e tra i partecipanti di sesso femminile.
Lo studio
Il questionario del CoEHAR è stato sottoposto a 1264 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 67 anni durante il mese di marzo 2020. Il 59,5% di questi era composto da donne. Il questionario è stato fatto circolare in tre città italiane, rappresentative del sud, del centro e del nord Italia: Catania, Siena e Ferrara.
Dallo studio è emerso che l’utilizzo erroneo dello smartphone e il relativo abuso sono più frequenti tra i giovani, specialmente se donne. Dopo i 40 anni la curva di dipendenza si sposta maggiormente verso i partecipanti di sesso maschile.
Ad oggi non esistono molti studi con cui comparare i risultati del questionario. Sappiamo però, grazie ad alcune ricerche internazionali, che esistono differenze nell’uso del cellulare tra uomini e donne: infatti, i soggetti maschili, soprattutto in giovane età, utilizzano lo smartphone per rilassarsi e svagare (ascoltare musica, giocare, ecc), mentre le donne lo sfruttano per comunicare e rimanere connessi ai propri account social.
Durante il lockdown, il bombardamento di stimoli a cui gli italiani sono stati sottoposti ha generato comportamenti identificabili come vere e proprie dipendenze.
Secondo quanto emerso dal questionario, infatti, circostanze che impediscono le interazioni sociali convenzionali aumentano il rischio di incorrere in comportamenti patologici e dipendenze da dispositivi elettronici. Dati allarmanti che possono servire per studiare schemi e connessioni tra dipendenze e disturbi mentali.
Secondo quanto sostenuto da Pasquale Caponnetto, docente a contratto di psicologia clinica e clinica delle dipendenze presso il Dipartimento di Scienze delle Formazione dell’Università di Catania e coordinatore del CPCT – Centro e Prevenzione e Cura al Tabagismo del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania: “Lo smarthphone ci ha uniti in un momento delicato e ci ha ingaggiato (per usare un termine d’uso frequente) generando in sua assenza delle sintomatologie simil abbandoniche a cui la psicologia dovrà rispondere con soluzione terapeutiche più che innovative”.
Cos’è la nomofobia
La nomofobia è un termine relativamente nuovo, che deriva dal greco -ϕοβία e dall’inglese no-mobile e indica la paura di rimanere disconnessi, di non poter comunicare e di non avere accesso costante alle informazioni. Una pura che genera una vera e propria dipendenza che sfocia nel desiderio compulsivo di avere sempre con sé il cellulare.
Le vere e proprie manifestazioni sintomatiche di questa dipendenza sono: sudore, tremore, battiti cardiaci accelerati e difficoltà di respirazione. Dipendenza allarmante per i più giovani, tra cui l’abuso del cellulare e dei dispositivi elettronici genera ansia, depressione, senso di fallimento e disordini del sonno.
Il nome è stato dato da un gruppo di ricercatori inglesi che hanno condotto una ricerca (fonte Treccani), commissionata una decina di anni fa a YouGov da Poste inglesi, che ha concluso che soffrono di nomofobia il 53% degli utenti di telefonia del Regno Unito. In base ai risultati questa sindrome colpisce più gli uomini (58%) che le donne (48%).