La notizia è di quelle a cui sembra difficile credere ma la storia di Catania può realmente portare a situazioni eccezionali. Lo fu, ad esempio, il ritrovamento della sepoltura a pochi centimetri dalla superficie di piazza Stesicoro durante il rifacimento della via Etnea nel 2002. Il caso è simile ma ancora più eclatante: si tratta di un’intera necropoli dimenticata. La denunzia viene dal Dipartimento Ambiente del Codacons diretto dal professor Angelo Messina che ha avviato l’operazione “Tesori archeologici dimenticati” con la quale si ripromette di stimolare la riscoperta, il recupero e la fruizione del nostro patrimonio archeologico abbandonato al degrado e all’oblio. L’operazione del Dipartimento Ambiente è iniziata con la proposizione alla pubblica attenzione del caso della necropoli scoperta oltre mezzo secolo fa sotto l’edificio de La Rinascente.
Il rinvenimento di questa importante testimonianza archeologica di circa 2000 anni fa, risale al lontano ottobre 1959, allorché, durante i lavori edilizi per la costruzione dei magazzini, si rinvennero numerose costruzioni di carattere funerario tra di loro accostate, ancora oggi in gran parte conservate e visibili nei sotterranei. I ruderi, che occupano un’area di circa mt. 35 x 30, all’angolo tra via S. Euplio e via Spedalieri (ex via Spitaleri), prospettano e sono orientati lungo la via S. Euplio. Sono stati individuati circa sette edifici funerari a pianta rettangolare, databili nel primo secolo d.C.; di questi, uno presenta una serie di nicchie alle pareti. I sepolcri sono circondati da recinti nei cui pavimenti, in una seconda fase di utilizzazione, sono state individuate tombe a fossa in muratura databili tra il V ed il VI secolo d.C.
«Alla fine dei lavori – denuncia il Codacons – si decise di lasciare visibili i ritrovamenti nei sotterranei della Rinascente. Questi resti, tuttavia, sono rimasti da allora preclusi alla visita del pubblico e se ne è persa perfino la memoria. Come mai La Rinascente non abbia reso fruibile la necropoli e la Soprintendenza ai beni culturali di Catania non abbia proceduto ai relativi controlli?».