Lunedì 14 aprile il monastero dei Benedettini ha aperto le porte agli studenti dell’ultimo anno di liceo per esporre loro il piano dell’offerta formativa proposto dal Disum.
Moltissimi i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa, provenienti da città della provincia e della costa ionica.
Ma qui la domanda sorge spontanea: perché proprio scienze umanistiche? Un piccolo sondaggio tra i presenti all’incontro ha rilevato una generale indeterminatezza sulla scelta di questo indirizzo di studi, essendoci un grande punto interrogativo sul futuro lavorativo. Ad esempio, Rebecca Saladdino, di Paternò, vorrebbe «scegliere Lingue, con il fine di avere maggiori possibilità e sbocchi professionali anche fuori dall’Italia, magari in Oriente». Il dubbio maggiore, però, è quello di trovarsi o meno con docenti che forniscano «un’accurata preparazione, anche se tutti ne parlano male».
Caso analogo quello di Alessio Blundo, Siracusa, che guarda a Beni Culturali e si aspetta una più che buona organizzazione della struttura universitaria, che «mi orienti al mondo del lavoro, anche se in questo campo il settore pubblico non dà sicurezza», riferendosi alla mancanza di adeguata attenzione al patrimonio artistico da parte dello Stato e della Regione. Particolare la risposta di Silvia Prastani, Belpasso, la quale motiva la scelta di Filosofia dicendo che si tratta di «un indirizzo importante, perché capire il pensiero degli altri aiuta a comprendere la realtà che ci sta attorno»; un’affermazione mossa dalla passione per lo studio, con la consapevolezza, tuttavia, di poche opportunità lavorative connesse alla laurea.
Controcorrente, per così dire, Riccardo Bruno, di Belpasso, che desidera iscriversi a Scienze della Comunicazione, indirizzo ora accorpato assieme a Lingue: «Mi piacciono tutte le materie, all’avanguardia sul piano multimediale.
Non mi sento confuso, la laurea è una tappa necessaria per quello che voglio fare: giornalista, critico cinematografico o anche operatore in un’agenzia di viaggi».
Ed ancora: «Desidero una preparazione dei docenti coerente con le mie aspettative». Forse l’eccezione che conferma la regola.
Alberto Incarbone