Catania – La Sicilia deve fare valere i suoi grandi beni storico-architettonici. Attirare attenzione e turisti. È una delle ricette essenziali per creare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Entra dunque nella fase operativa il coordinamento dei 40 comuni siciliani i cui territori ricadono nei siti Unesco di Sicilia e di Fondazione Unesco Sicilia, con le prime iniziative in vista della predisposizione dei progetti che serviranno a valorizzare il territorio e le sue eccellenze. Progetti e iniziative che rientreranno nel budget di circa 60 milioni di euro.
Nel corso di una riunione che si è tenuta a Palazzo degli Elefanti, è stato anche deciso che presto il Coordinamento avrà la sua sede nello storico Palazzo Tezzano a Catania dove i Comuni che hanno firmato il protocollo avranno la disponibilità di spazi per iniziative di vario genere.
Ogni distretto designerà un rappresentante che farà parte del Comitato Esecutivo. Sempre a breve saranno definiti anche gli organismi, a partire dal Comitato Scientifico. All’incontro erano presenti il sindaco di Catania Enzo Bianco, l’assessore regionale ai Beni Culturali e Identità siciliana, Mariarita Sgarlata, il presidente della “Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia”, Aurelio Angelini, l’assessore ai Saperi e alla Bellezza Condivisa Orazio Licandro, il segretario generale Antonella Liotta, i responsabili del progetto Giuseppe Idonea e Paolo Patanè, i sindaci ed i rappresentanti delle città siciliane nelle quali ricadono i siti iscritti nella World Heritage List dell’Unesco.
«La Sicilia – ha detto Bianco – pur avendo il maggior numero di siti Unesco in Italia e beni culturali di ogni genere, non riesce ad attrarre turismo. Lo stesso brand Italia sta perdendo posizioni. Si tratta, dunque, di fare squadra. L’idea è quella di proporre iniziative specifiche per l’Expo 2015, proponendo percorsi che leghino un sito Unesco anche alle tradizioni enogastromiche del territorio».
«Chiediamo – ha proseguito Bianco – una legge regionale specifica per i comuni che ricadono nei siti Unesco e che sono oltre 40. Ci sono anche importanti fondi comunitari da attivare. Questa è una rivoluzione che parte dal basso, dai sindaci che rappresentano i territori e le loro esigenze e aspettative».
L’abbinamento tra eccellenze gastronomiche, tradizioni e beni culturali, secondo il parere di tantissimi dei partecipanti, è la scelta vincente, anche in considerazione del fatto che dieta mediterranea e pupi siciliani sono stati dichiarati dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’umanità.