Su case, negozi e capannoni il carico fiscale ha ormai raggiunto un livello record. Il peso complessivo delle tasse, delle imposte e dei tributi rischia di superare i 53,7 miliardi di euro. Si tratta una soglia che potrebbe essere raggiunta nel caso in cui l’aliquota media della Tasi applicata sulle prime abitazioni si attesti quest’anno al 2 per mille.
I calcoli, come al solito, li ha fatti la Cgia di Mestre secondo la quale un tempo l’acquisto di una abitazione o di un altro tipo di immobile costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo veri e propri incubi. Tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti a un salasso fiscale insopportabile.
Se in questi ultimi sette anni il prelievo legato alla redditività degli immobili è aumentato pochissimo (+ 1%), quello riferito ai trasferimenti di proprietà è sceso del 23%, a seguito della fortissima crisi che il mercato immobiliare ha subito in questi ultimi anni.
Solo il gettito riconducibile al possesso dell’immobile ha subito un vera e propria impennata: se ipotizziamo che nel 2014 l’aliquota media Tasi sull’abitazione principale si attesti al 2 per mille, dal 2007 ad oggi il prelievo è destinato a crescere dell’88%.
Tra l’Imu, la Tasi al 2 per mille e la Tari nel 2014 gli italiani pagheranno circa 32,5 miliardi di euro. Questo importo incide sul prelievo totale per il 60%. Tenendo conto di tutto il sistema fiscale che grava sul mattone, nel 2014, i proprietari di immobili dovrebbero pagare 4,6 miliardi in più rispetto al 2013. Una buona parte di questo aumento va attribuito all’introduzione della Tasi che appesantirà il prelievo fiscale soprattutto sui proprietari di seconde e terze case e su quelli che possiedono un immobile a uso produttivo.