L’obbligo del Pos impone spese per oltre 1.200 euro ad aziende e professionisti. La provocazione del Codacons: “Non pagate in contanti”

PosDallo scorso 30 giugno, le imprese e i lavoratori autonomi sono tenuti ad accettare i pagamenti superiori ai 30 euro anche attraverso le carte di debito. In altre parole devono avere il Pos (Point of sale). Ma i costi da sostenere per le attività che si stanno attrezzando per attivare questa modalità di pagamento non sono indifferenti.

Al netto delle offerte contrattuali che alcune banche stanno proponendo ai propri migliori clienti, secondo le stime realizzate dalla Cgia di Mestre su un campione significativo di istituti di credito italiani, un’azienda con 100.000 euro di ricavo annuo, con il Pos, tra canone mensile, canone annuale e la percentuale di commissione sull’incasso, dovrà sostenere una spesa media annua di 1.200 euro.

Oltre a questo la Cga solleva un altro aspetto molto penalizzante per una serie di attività di carattere artigianale: idraulici, elettricisti, falegnami, antennisti, manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti e collaboratori, spesso si recano singolarmente presso la dimora o l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente e collaboratore dovrà essere dotato di un Pos. «Il legislatore ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?».

«La norma non fa distinzioni, e si rivolge a tutte le imprese che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi. Mentre nella relazione illustrativa alla norma – aggiunge la Cga – si precisava che l’obbligo riguarda solo i soggetti che svolgono la loro attività verso i privati, nel testo finale della legge non vi è traccia di questa limitazione. Di conseguenza, una interpretazione letterale consente di affermare che sono obbligati a dotarsi di Pos anche coloro che effettuano un’attività verso altri imprenditori o lavoratori autonomi. Si pensi all’autotrasportatore, alle aziende subfornitrici, all’impresa di pulizie che lavora per gli studi privati o per gli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso. Tutte attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili».

Inoltre, a rendere questa disposizione molto criticabile vi è il fatto che dovranno dotarsi di Pos anche le imprese che pur lavorando con i privati ricevono normalmente pagamenti tramite bonifico.
Si pensi ai concessionari di auto, di moto, alle imprese edili che effettuano interventi di ristrutturazione.

Sebbene non siano previste sanzioni per chi non adempie, la novità viene vissuta con “fastidio” e come un ulteriore costo per le attività economiche.
Per avere una idea delle cifre in gioco la Cgia ha stimato i costi annui ipotizzando un volume di transazioni pari a 100.000 euro. Sono state applicati i costi medi come rilevati dai fogli informativi su un campione di 10 banche presenti a livello nazionale. Per ogni tipologia di Pos il costo varia, si passa dalla versione base a quella priva di collegamento con fili (Cordless) al modello che si utilizza anche fuori sede (Gsm).

Poiché le spese per l’utilizzo del Pos sono deducibili ai fini del reddito di impresa, accanto al “Costo totale” (somma del canone annuo e delle commissioni % sull’incassato), si è stimato il costo netto, cioè il costo totale al netto delle imposte che si risparmiano grazie alla deducibilità dell’onere in questione.

Intanto il Codacons invita i consumatori “a rifiutare il pagamento con denaro contante per spese superiori ai 30 euro, e farsi mandare il conto a casa da esercenti, artigiani e professionisti che in barba alla legge non si sono muniti di apposito Pos, in modo da scegliere in un secondo momento la modalità migliore per saldare il conto”.

Dall’altro lato negozianti e artigiani rispondono che “Non è ammissibile obbligare per legge artigiani, commercianti e liberi professionisti a regalare milioni di euro alle banche”.

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