Che Vittoria sia bella non c’è dubbio e non c’è dubbio che sia sempre molto elegante. Tutto ciò ovviamente salta subito all’occhio ma non è quello il fattore più interessante: è il fascino che riesce ad esprimere con la sua intelligenza, il suo garbo, la sua educazione, la sua preparazione. Vittoria è una giovane transessuale catanese che non accetta l’incomprensione della società, i pregiudizi e l’ignoranza. Un essere umano è una persona a prescindere dal proprio sesso e dalle proprie tendenze sessuali. L’impegno di Vittoria è proprio quello di riportare tutto secondo saggezza.
Vittoria, da tempo ti batti per i diritti dei trans.
«Una battaglia che mi entusiasma ma che non è facile. Michela Angelini, trans, 4 mesi fa ha lanciato una petizione per approvare il disegno di legge n. 405/06 per sostituire le legge 164/82. Cioè non dover attendere l’intervento chirurgico per ottenere il cambio di identità ma averlo solo con un certificato psicoterapeutico da consegnare al comune di appartenenza con il quale si attesta la “disforia di genere”, cioè la condizione di stress derivante dall’incongruenza tra sesso fisico e sesso mentale. La gente però non vuole capire».
Colpa dell’ignoranza o dei troppi pregiudizi?
«Sarebbe necessario che nelle scuole si facesse bene educazione sessuale affrontando anche le tendenze della persona. Bisogna anche fare capire che essere trans non significa essere omosessuale. Purtroppo l’omofobia e la transfobia ne hanno fatto un argomento di cui avere paura».
Il Gay Pride è utile in questo senso?
«Il Gay Pride è di fatto una manifestazione politica attraverso la quale lesbiche, gay, trans gender, bisex, trans, intersessuali (ermafroditi) e queer (senza identità sessuale) rivendicano alcuni diritti come il matrimonio o la possibilità di adottare bambini».
Un tema molto delicato quello delle adozioni.
«Sì ma le più grandi associazioni mediche del mondo, come l’American Psichological Association, affermano che i bambini nati o cresciuti in una famiglia “omogenitoriale” non presentano alcun disturbo perché gli orientamenti sessuali hanno nessuna influenza».
Ma a volte il Pride è fin troppo colorito.
«Il Gay Pride celebra un evento accaduto a New York nel bar gay Stonewall Inn nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando la polizia vi fece irruzione, come ogni sera, e il transessuale Sylvia Reina prese a bottigliate un agente. Fu considerato il primo atto di ribellione contro l’ordine patriarcale. Si celebra questo e c’è libertà di abbigliamento. Il colore è forse una pagliacciata?».
Vittoria, cosa hai fatto finora e cosa farai prossimamente?
«Studio Scienze della Comunicazione e faccio teatro. Cerco anche l’uomo della mia vita che deve essere bello e intelligente ma soprattutto mi deve sempre stupire molto. Ho appena presentato la richiesta per il doppio libretto universitario, uno con nome originario e un con quello da trans, e attendo l’incontro con il rettore. Un’iniziativa è sostenuta anche dai Radicali, da “Queer as Unict”, da Arcigay e dal Movimento Studentesco. Se non succederà nulla in questi mesi a settembre sono pronta per un “flash mob” in piazza Università».
G.I.