Bilancio ancora in discussione alla Regione. Stamattina il testo doveva arrivare in Commissione all’Ars ma è stato rinviato tutto a martedì

Il presidente della Regione Rosario Crocetta

Il presidente della Regione Rosario Crocetta

Stamattina la Commissione Bilancio dell’Assemblea Regionale siciliana avrebbe dovuto essere al lavoro per approvare la manovra ter da 360 milioni di euro. Ma tutto è stato rinviato a martedì 8 luglio. Data che coincide con il festino di Santa Rosalia ed è quindi probabile un nuovo rinvio.

Quando finalmente il testo arriverà in Commissione Bilancio poi dovrà essere trasmesso all’aula.

La speranza è che dopo votazioni andate male, tradimenti e trabocchetti in aula, impugnative del Commissario dello Stato, questa volta il Bilancio regionale venga approvato definitivamente e si risolvano almeno i problemi più importanti ed urgenti. Secondo il presidente Rosario Crocetta, la Regione non ha carenza di fondi ed arriva a minacciare che «Il prossimo che dice che la Sicilia non ha soldi e va commissariata, vado in Procura e lo denuncio per attentato alla costituzione».

Poi il presidente ha aggiunto: «Abbiamo fatto il massimo con senso di equilibro nelle condizioni che ci vengono storicamente date. Con l’onda lunga di un passato che ci insegue, perché anche questo va chiarito, pensare che un governo della cosa pubblica possa avvenire senza tener conto del passato è una illusione. Abbiamo cercato di tener fronte a quelli che sono gli impegni concreti di una prosecuzione di politica di rigore e di risanamento per una nuova politica: è impensabile che dalle palazzine che crollano si possano costruire un piano sopra. Prima bisogna liberare spazi nuovi – ha concluso Crocetta – in altri casi bisogna consolidare e impedire il crollo».

Anche in questo caso di tratta di una manovra che punta al taglio degli sprechi (pensioni d’oro, partecipate) e al sostegno dei cittadini e delle famiglie in difficoltà (reddito minimo). Ma è tardi, maledettamente tardi. Primo perché i deputati parlano apertamente che non si potrà completare l’iter parlamentare prima di un mese e, in ogni caso, prima di utilizzare i soldi ci dovrà essere il via libera della Corte dei Conti.

Si attendono quindi altri ritardi nel pagamento degli stipendi, nell’erogazione dei contributi, nel sostegno ai piani di sviluppo e via discorrendo. Insomma, al di là delle buone intenzioni (sicuramente sincere) di tutti gli attori in ballo, le cose non cambiano in Sicilia ed i tempi restano sempre lunghi, lunghissimi.

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