Acireale, città del “trunzu”… ed è parola di sindaco!

U trunzu

U trunzu

È uno scherzaccio da parte dei detestati catanesi definire Acireale la città del “trunzu”? No, per niente. Ad affermarlo con l’autorevolezza mediatica di una conferenza stampa è lo stesso sindaco della Città del 100 Campanili, Roberto Barbagallo. La causa scatenante dell’affermazione è stata che il “Trunzu di Aci”, riconosciuto presidio Slow Food anche quest’anno sarà in mostra al Salone internazionale del Gusto di Torino. L’evento, che si concluderà lunedì, vede la partecipazione di una delegazione del comune di Acireale, il referente dei produttori Enzo Pennisi e lo chef Rosario Grasso. L’idea è buona e il prodotto gustoso ma è il termine “Trunzu” che proprio non va.

L’affermazione fa ridere amaramente l’ex sindaco Nino Garozzo, che ironizza: «Acireale Città degli Studi, Riviera dei Limoni, del Barocco e del Carnevale, Città degli Sposi… la granita, i gelati e l’arte pasticcera ma i Trunzi No! Massimo rispetto e incoraggiamento per chi ci lavora (bravissimi) ma non si può pensare di caratterizzare per promozione, e con il marchio della Città, un prodotto elevandolo a tipicità acese. Adesso ci manca solo il cartello di ingresso con la scritta Acireale città dei Trunzi… non oso pensare a chi per campanilismo secolare ci apostrofava con gusto. Questa volta il marchio sulle nostre teste lo abbiamo messo noi… in omnia secula seculorum».

“Trunzu” è un epiteto con il quale i catanesi prendono, pardon, prendevano (sic!) in giro gli abitanti di Aci. Certamente non è un complimento anche se molti acesi, come quelli che hanno creato su Facebook il gruppo “Jacitano, testa di trunzu, e mi ni vantu!”, ne hanno fatto addirittura un motivo di orgoglio. Ma una certa offensa c’è. Quando Acireale venne inserita nella provincia di Catania, dovette subire lo scherno e la derisione dei catanesi che dicevano: «Aci babbana civitas, trunzorum cavolorumque mater!».

Il cavolo trunzu è un cavolo rapa (Brassica oleracea con la variante gongylodes) coltivato da sempre nel catanese, in particolare negli orti di Acireale e delle località vicine. È di piccole dimensioni ma è riconoscibile in particolare perché la parte edule, presenta striature violacee, comune a molte a molti ortaggi coltivati nei terreni lavici dell’Etna. Come tutte le crucifere o brassicacee (cavoli, ravanelli, broccoletti, ecc.) contiene molti minerali e vitamine; la ricerca medica attribuisce a questi ortaggi anche una forte azione detossificante importante per prevenire l’insorgere di forme tumorali. Proprietà esaltate dai terreni e dall’ambiente in cui viene coltivato.

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