Ieri mattina una tragedia inaspettata e impensabile si è abbattuta su Catania. Una palma si è spezzata in piazza Cutelli e nella corsa che l’ha condotta al suolo ha portato con sé la vita di una donna, Patrizia Scalora di Carlentini, neanche 50enne che era seduta su una panchina accanto alla figlia che ha riportato dei graffi alle gambe.
Che la palma e la donna avessero un fatale appuntamento non c’è dubbio e questo al di là di qualsiasi spiegazione e responsabilità sul perché la palma si è abbattuta. Se solo Patrizia si fosse seduta non in un’altra panchina, ma pochi centimetri più in là nessuno di noi avrebbe dovuto scrivere il suo nome in una delle pagine di cronaca più tristi della nostra città.
Ma il triste e fatale appuntamento non è l’unico aspetto di questa storia che fa riflettere. Ce n’è un altro che attira punti interrogativi come la calamita il suo opposto. Perché finalmente ieri Catania ha dato prova che indagini e procedure non hanno sempre tempi burocratici. In pochissime ore si è deciso che doveva essere attivata un’indagine fitosanitaria per capire se la palma caduta, e tutte quelle che adornano la piazza, fossero affette da un particolare attacco del punteruolo rosso. E l’indagine è stata indetta, fatta e conclusa e, in appena quattro ore, tutte le palme di piazza Cutelli sono state abbattute. Anche per placare le ire e i timori dei residenti, è stato detto.
E allora ci sentiamo felici. Felici di sapere che le cose funzionano quando si vuole. Che siamo in grado di iniziare e finire un’indagine – in cui la Magistratura ha un ruolo primario – in così poche ore da sembrare di vivere in una puntata di C.S.I… anche se in C.S.I. i luoghi del delitto non li toccano mai.
E però, se in quattro ore sappiamo fare tutte queste cose, forse sarebbero bastati solo cinque minuti, durante la manutenzione di inizio ottobre, per rendersi conto che quelle palme erano malate e andavano tolte. Solo cinque minuti, e forse Patrizia Scalora avrebbe mancato il fatale appuntamento…
Monica Adorno