Da Daniele a Leila Pereira. La trans più bella del reame si confessa su com’è essere diversi – e se stessi – a Catania

Leila Pereira in casual

Leila Pereira in casual

Su una cosa non c’è alcun dubbio: è bella, molto bella. Al punto che le giurie dei pochi concorsi di bellezza a cui ha partecipato non hanno avuto dubbi a decretarne la vittoria o un ottimo piazzamento. Come del resto è accaduto la scorsa estate quando è arrivata seconda al Concorso Miss Italia Trans 2014 che è svolto a Napoli. Stiamo parlando di Leila Pereira, trans catanese di 25 anni, al secolo Daniele. Dalla mamma argentina ha ereditato i tratti esotici e preso il cognome, quello italiano lo omettiamo, tanto importa poco.
Leila, com’è la tua nuova vita?
La immaginavo più semplice, invece ci sono tanti ostacoli che non avevo immaginato anche in una città aperta di mentalità com’è Catania. A volte non è colpa di nessuno ma delle situazioni. Come quella di una famosa palestra che mi ha rifiutato l’iscrizione perché non aveva uno spogliatoio da dedicarmi. Ma conto di farcela. Ho dalla mia parte la bellezza, un buon cervello, una discreta cultura e una famiglia che mi è vicina.
Lo sport è la tua grande passione…
Sì. Ero una grande promessa del pattinaggio a Rotelle. Tanti trofei vinti e perfino la convocazione in Nazionale. Poi la trasformazione. Mi manca tanto il pattinaggio. Ho dovuto anche interrompere gli studi, volevo laurearmi in lingue (ho fatto il Liceo Linguistico). Adesso, però, ho ripreso in Giurisprudenza e ho l’obiettivo di diventare avvocato.
Quindi sei decisa e ottimista.
Certamente. Vedo tanto futuro nella mia vita. Sono giovane e ho tante capacità che voglio sfruttare per raggiungere i miei obiettivi, pochi ma buoni.
Torniamo indietro, quando ti sei accorta che non ci stavi bene in un corpo maschile?
Dai tempi dell’asilo avevo realizzato di essere donna. Mi sentivo una bambina. Mia madre lavorava e si sacrificava molto per me. Io stavo con la nonna e le zie e al mercato sceglievo sempre giocattoli femminili. Mia nonna però li nascondeva e mia mamma non si accorse mai di niente.
Quando se ne accorse?
Dopo la fine del Liceo Linguistico mi iscrissi in Lingue e Firenze e lì conobbi un ragazzo di cui mi innamorai. Fu la mia prima vera esperienza. Feci coming out e i miei genitori la presero molto male. Non accettarono che avessi una relazione con una persona del mio stesso sesso.

Leila Pereira con la corona da reginetta trans

Fu un momento importante della tua vita?
A Firenze mi sono aperta. Divenni solare e creativa. Uscì il vero Daniele. Cominciai a conoscere altra gente come me ed ancora oggi sono i miei amici del cuore. Ma io cercavo un uomo non un gay. Provai quindi a travestirmi e incontrando altri ragazzi mi sono sentita molto bene: stava uscendo la donna che era in me. Dopo un anno che mi travestivo cominciai a capire che volevo veramente essere donna. Cominciai così a prendere gli ormoni per cambiare sesso?

Fu dura?
Ebbi tanti problemi, avevo vomito, depressione ma non mi sono abbattuta e sono andata avanti. Poi è cominciata a sbocciare la Leila che sono adesso. Mi rivedo molto in mia madre. La vita mi cambiò anche se dovetti patire altre sofferenze: laser, mastoplastica, rinoplastica. Dovetti abbandonare gli studi per dedicarmi a me stessa.

Leila Pereira in abito da sera

Leila Pereira in abito da sera

E i tuoi genitori?
Rimasero choccati. Andai a Milano, mancai un anno e tornai trans. All’inizio non mi accettarono, mi rifiutarono, andai a vivere da sola affrontando tanti disagi. Trascorsi anche diversi mesi a Palermo ospite di amici. Adesso, però, tutto va bene: ho recuperato il rapporto con i miei e la mia vita scorre tranquilla. Ci vuole tanto coraggio per cominciare e per continuare e molti tornano indietro: io ce l’ho fatta.
Il mondo dei trans è molto complesso?
Ho letto che una trans è stata respinta con i suoi amici da un locale. Mi dispiace molto ma è strano. Io non ho mai avuto problemi perché il mio aspetto, il mio abbigliamento, il mio atteggiamento non sono mai… molto estroversi. Ma, al di là di queste sciocchezze, i catanesi si devono rendere conto che fra i trans non ci sono solo le escort ma anche le lavoratrici, le studentesse, tante persone serie dotate di intelligenza, cultura e perfettamente inserite nella vita sociale.
Giovanni Iozzia

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