
Viva la Vita, il clip di Paolo Antonio girato dentro il teatro Bellini di Acireale (foto Laura Finocchiaro per Paolo Antonio)
I primi istanti del video di Paolo Antonio riportano alla mente alcune scene della Leggenda del pianista sull’oceano. La platea vuota del teatro che somiglia al vano deposito della nave, lo stridio della punta del grammofono, quel vuoto silenzioso di pareti spoglie e pronte per l’ultimo viaggio riportano la mente alla disperata ricerca di Novecento. E invece è un inno. “Viva la vita” è proprio un inno alla vita accettata per quel che è: un mix sconvolgente di soddisfazioni e delusioni che si fondono nell’appello a non mollare.
Anche il teatro Vincenzo Bellini di Acireale, dove è stato girato il video clip di Paolo Antonio, ha il sapore della leggenda ma è un gusto acre che rivive in quell’incendio misterioso che nel 1952 lo ha distrutto e che nessuno ha più ricostruito. Ed è da qui che Paolo Antonio riparte per raccontare il disagio di una generazione (nata in anni sbagliati) messa di fronte a un bivio: restare in Italia o scappare via.
La scelta di questo luogo è strettamente legata al tema del brano: “Un teatro abbandonato – afferma Paolo Antonio – oltre a rappresentare il simbolo di un’Italia che non sa valorizzare il proprio patrimonio, è metafora della vita di chi possiede un talento ma non riesce a esprimerlo”.
Protagonista del video è un improbabile direttore d’orchestra (Alfio Pappalardo, il papà di Paolo Antonio) che, con il suo abito malconcio alla Charlot, incurante di trovarsi in un teatro deserto, inizia a brandire la bacchetta per dirigere il suo concerto immaginario. “Ed è lui – dice Paolo Antonio – che suggerisce la risposta al dilemma: credere nei propri sogni e sfidarsi per realizzarli, indipendentemente da dove ci si trovi”.
“Una generazione di cuori depressi come salici” – come recita il testo della canzone – rivendica il diritto ad ambire, a sognare, a fare progetti. E il cantautore, che di quella generazione fa parte, svela il significato autobiografico del brano quando dice “mi sento nato negli anni sbagliati”. Dal testo, però, emerge anche la consapevolezza che le cose non sempre vanno come vorremmo e che la felicità, forse, sta proprio nella lotta quotidiana per ciò in cui crediamo. E dunque “Viva la vita che non va”.
E se è vero che nella vita vince chi ha la storia migliore da raccontare, a Paolo Antonio le storie non mancano. Alcuni mesi fa “Piacere Salvatore” – il brano antiracket a sostegno di Addiopizzo – aveva spopolato il web arrivando alla finale del Premio Musica contro le Mafie. Oggi con “Viva la Vita” (regia dei fratelli Brino e Fabrizio Urso, arrangiamento Carlo Longo) Paolo Antonio parla ai giovani e accende i riflettori sul teatro di Acireale facendo felice il sindaco Roberto Barbagallo che si sta impegnando per recuperare il patrimonio architettonico della città.
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