Al via la campagna di sensibilizzazione dello Snami (sindacato nazionale autonomo medici italiani) all’educazione sanitaria della popolazione. Al centro del focus, i dati dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (Osmed) che hanno rilevato non solo un alto numero di prescrizioni di “protettori gastrici” da parte dei medici, ma anche un uso prolungato e irrazionale di essi da parte dei pazienti. Derivano, così, probabili nessi causali con l’uso improprio degli inibitori di pompa (PPI o “protettori gastrici”) e varie patologie, come le sindromi da malassorbimento. Tant’è che l’abuso degli inibitori di pompa (PPI), ovvero dei “protettori gastrici”, spesso viene confuso con il suo uso, a svantaggio della stessa salute del paziente.
Ed è su questa tipologia di farmaci che lo SNAMI di Catania ha iniziato un’intensa campagna di sensibilizzazione per l’uso appropriato dei “protettori gastrici”.
«Il nome trae spesso in inganno – dice Francesco Pecora, presidente Snami – perché si pensa che “proteggano” e perciò usati sempre con l’idea che possano fare solo del bene. Ormai è sufficiente pensare che una persona debba assumere qualche sostanza farmacologica per associare alla prescrizione un “protettore”. In molti partono dall’assunto secondo cui un protettore gastrico non lo si neghi a nessuno. È sbagliato. L’educazione sanitaria dovrebbe essere svolta anche da altre istituzioni.
«L’azione di questi – prosegue – interferisce pesantemente con digestione e assorbimento dei cibi. Con una ridotta acidità gastrica gli enzimi digestivi non possono funzionare, così alimenti complessi arrivano nell’intestino senza essere stati completamente demoliti e ridotti ad elementi semplici. L’uso di “protettori gastrici”, come dimostrato fin dal 2003, potrebbe generare allergie alimentari anche gravi e stimolare “l’infiammazione” da cibo. Ecco il perché di tante nuove intolleranze o pseudo tali.
«È importante non abusare dei “protettori” – conclude il dott. Pecora – distogliendo i pazienti da un uso auto prescrittivo. Occorre ascoltare sempre i consigli del proprio medico di famiglia, considerando la possibilità di ricorrere ad alternative terapeutiche valide, insieme a modifiche dello stile di vita».