L’opera del Lungomare inaugurata incompleta: la segnaletica orizzontale non è a norma, il tratto a doppio senso è garantito solo per un quarto della pista e, inoltre, termina in un tratto della Circonvallazione in cui le auto sfrecciano a tutta velocità
“Inaugurata la pista ciclabile di Catania, ma sembra fatta alla sanfasò”. Nell’edizione di Leggimi uscito in edicola venerdì 6 maggio avevamo titolato così l’articolo che descriveva la pista inaugurata il primo maggio dal sindaco Enzo Bianco, e mai avremmo pensato di essere così vicini al vero nel descrivere un’opera che ha la pretesa di emulare quelle delle grandi capitali europee senza però averne i requisiti. Non perché non potrebbe averli ma perché è proprio sanfasò ad averci messo, come sempre, lo zampino. In fondo non c’è neanche il bisogno di guardare alle metropoli come Amsterdam o Londra, basta solo percorrere un po’ la costa siciliana, spostandosi a Messina o a Siracusa per trovare piste ciclabili possibili, percorribili e sicure. E invece no, a Catania c’è bisogno di fare e strafare, c’è bisogno di dimostrare che siamo bravi, ma così bravi da non aver neanche bisogno di rispettare quanto stabilito nel Codice della Strada. Così bravi da inaugurare un’opera incompiuta e, per conseguenza, senza collaudo. Così bravi da dover – speriamo di no! – fare i conti con un incidente che potrebbe costare la vita al centauro che ha messo la ruota in fallo probabilmente solo per aver seguito la striscia bianca che dovrebbe delimitare la corsia percorribile, da auto e moto, del Lungomare.
Cosa è successo è presto detto. I due chilometri di pista ciclabile che vanno da piazza Europa a Ognina incontrano, nel suo percorso, alcune fermate per gli autobus. In corrispondenza di queste pensiline sono stati creati dei marciapiedi non più alti di 6 cm in modo da consentire ai passeggeri di attraversare la pista e salire sull’autobus che si ferma lungo la carreggiata. Questo piccolo marciapiede finisce in piena corsia e proprio al confine esterno della pista. Per delimitarlo sono state disegnate le strisce bianche “di margine”. Strisce che, per legge, vanno disegnate di 12 cm e a distanza di altri 12 cm dall’ostacolo, questo perché la striscia bianca è il limite massimo percorribile consentito a chi guida. In altre parole passare con la ruota sopra la striscia bianca, si può. E se la striscia nasconde un ostacolo o un gradino, possono esserci guai seri sia per chi guida sia per chi deve risponderne. Non è un’ipotesi la nostra, ma un fatto che ci viene confermato dall’ing. Giacomo Guglielmo esperto in mobilità oltre ad essere colui che ha progettato e creato il Brt a Catania.
«Le pensiline non erano montate a norma – ci conferma Guglielmo -. Il margine destro della strada con la striscia da 12 cm bianca non andava passata sopra il dislivello ma accanto, lasciando un altro margine di 12 cm. Questo è il primo, e il più importante segnale, che indica al conducente qual è il bordo entro il quale può procedere. Ecco perché la striscia bianca disegnata sopra è fuori norma.
«Inoltre le pensiline – prosegue Guglielmo – costruite in corrispondenza delle fermate dell’autobus del Lungomare, non hanno bisogno di essere colorate di bianco e rosso o di bianco e nero, se no dovrebbero esserlo tutti i marciapiedi di Catania. Devono, però, essere separati dalla sede stradale sempre con la striscia bianca di margine, a meno che la strada in questione non sia una “strada interna”, una del centro storico per intenderci. E il Lungomare di Catania di certo non rientra in questa classificazione».
In presenza del cordolo bianco e rosso che delimita per un terno la pista ciclabile, la striscia bianca può essere omessa?
“No. Ci vuole anche in questo caso. In questo tratto, inoltre, è stato mantenuto il senso di marcia a due corsie, ma non so se sono state mantenute le misure previste: dalla mezzeria della doppia striscia continua centrale e quella del margine destro dovrebbero esserci almeno 5,72 mt. E io dubito che ci siano».
Questa striscia bianca manca anche nella salita di Ognina…
«Va fatta anche lì. C’è un problema di segnaletica non c’è dubbio. Se ci fossero stati i cordoli bianco e rossi di delimitazione per tutta la lunghezza della pista di certo questo incidente si sarebbe potuto evitare».
Le parole di Gugliemo non lasciano dubbi e del resto il fatto che tutte le pensiline del Lungomare (eccetto quella di fronte piazza Nettuno) siano state transennate la mattina dopo l’incidente confermano che qualcosa non va e che non tutto sia stato realizzato a norma.
Alla fine sono due le domande che facciamo. La prima è se era proprio così urgente inaugurare un’opera non completa di tutti i cordoli che ne permetterebbero il doppio senso di marcia per tutta la lunghezza e non solo per un quarto. In questo momento i ciclisti possono percorrere a doppio senso solo il tratto che va da Ognina fino a “quasi” piazza Nettuno, da lì in poi devono attraversare la strada e camminare in linea tra le auto.
La seconda domanda è se era proprio necessario prolungare la pista fin sopra la salita di Ognina – quella che costeggia il Bar Balsamo, per intenderci – per portarla a morire in un punto della Circonvallazione in cui le auto sfrecciano a tutta velocità.
Monica Adorno