Alla Festa dell’Unità un incontro sullla raccolta dei rifiuti, in piena assenza di politici in grado di assumersi responsabilità, anche davanti alle proteste del Comitato No Discarica
Una sola certezza. Le discariche, tutte, devono essere chiuse il prima possibile e il sistema di raccolta dei rifiuti deve passare al porta a porta “spinto”. È quanto emerso dalla discussione, animata dalla presenza dei numerosi attivisti dei comitati No discarica di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, sull’emergenza rifiuti in Sicilia e sui prossimi passi che dovranno, necessariamente, essere compiuti per trasportare l’Isola verso una gestione virtuosa dell’intero ciclo, che escluda sistemi portati avanti negli anni, pascendo malaffare e arricchendo privati a danno della collettività. Un incontro organizzato in occasione della Festa dell’Unità dal quale, però, oltre ai passi necessari per compiere questa svolta, non è emerso alcun impegno politico, anche per l’assenza dell’assessore regionale Vania Contrafatto, unica a poter parlare di programmazione da parte del governo. I cui intenti sono stati esposti dal neo commissario Salvo Cocina, nominato da Rosario Crocetta proprio per organizzare e gestire questa fase in cui, in una Regione che in media differenzia circa il 6 per cento dei rifiuti, si passi a differenziare la maggior parte di quanto prodotto, sottraendo così materiale alle discariche. Che tra l’altro dovrebbero andare verso una graduale chiusura.
- Fausto Raciti (PD)
- Comitato No Discarica
- Quanta desolazione alla Festa dell’Unità
Cocina enumera gli step da seguire, primo tra tutti la differenziata “fatta secondo le regole”, ma avvisa: “I Comuni devono fare la propria parte. Alcuni arrivano al settanta per cento – afferma – e altri non la fanno proprio. Perché non si fa? A chi fa comodo? – si domanda, con buona dose di retorica. Perché molti sindaci preferiscono vivere di proroghe e affidare il servizio in maniera diretta alle ditte private con il sistema dei cassonetti. Altri hanno preferito cambiare pagina e ci sono riusciti. Insomma – conclude – c’è un blocco di potere che si accontenta di sguazzare nel basso”.
Tre i passi improrogabili per evitare che l’emergenza sfiorata, quella che a giugno e a luglio ha visto serrati i cancelli delle discariche e lasciati fuori gli autocompattatori trasportanti la “munnizza” di mezza Sicilia – diventi emergenza palese e ingestibile.
Oltre la differenziata “spinta” che abbatta sensibilmente quanto arriva in discarica, per Cocina occorre puntare sulle piattaforme di trasformazione del materiale riciclato, “nessuno aveva interesse economico sulle piattaforme perché è il processo più difficile”, ma necessario ma lo è anche l’esigenza di snellire la burocrazia, dell’Urega in particolare, dove i bandi per assegnare il servizio rimangono invischiati per mesi e mesi (quello del Comune di Catania ancora attende il responso).
Cocina esclude, come buona soluzione, gli inceneritori e si appella alla collaborazione di tutti, istituzioni, politica, terzo settore, per arrivare alla svolta necessaria per uscire dal tunnel.
Anche Mariella Maggio, deputata all’Ars in quota Pd e presidente della quarta commissione al Territorio, altra rappresentante palermitana sul palco, parla di svolta culturale e di necessità di chiusura delle discariche. Ma il suo intervento rimane più emotivo che programmatico. “È vero – ammette, incalzata da una manifestante No discarica – in tre anni non è stato fatto granché. Facciamo finta che questa emergenza è stata superata, ma non è così. Abbiamo bisogno della nuova legge e di un Piano dei rifiuti con le indicazioni precise che riguardano le scelte, la prima delle quali deve essere il superamento del sistema delle discariche, e io mi impegno affinché questa legge veda la luce”. Una speranza di tutti i siciliani, in particolare di chi vive a due passi dai fetidi fetori della discarica.
M.T.