Internazionalizzazione. Italia – Emirati Arabi: un mercato da 6 miliardi di euro l’anno. Ecco le aziende con più chance

Hub commerciale verso India, Africa e Golfo, gli Emirati sono ghiotti di prodotti finiti soprattutto per il settore alimentare, edile e per quello oil e gas

Rizzo al centro, Marzocchi a destra

Rizzo al centro, Marzocchi a destra

Catania – Gli Emirati Arabi garantiscono già da tempo un buon interscambio con l’Italia, inclusa la nostra Isola. Se ne è parlato alla Camera di Commercio di Catania nel corso dell’incontro organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi – IICUAE di Dubai. Il focus dell’evento è stata la “Presentazione Paese 2017, Opportunità di Business con gli Emirati arabi”. I lavori sono stati aperti da Roberto Rizzo, commissario della Camera, mentre le relazioni sono state affidate a Mauro Marzocchi, segretario generale IICUAE (Italian Industry & Commerce in the UAE) (presentazione Paese ed opportunità di Business, Focus agroalimentare), e a Nicola Platania, Italian Representative IICUAE (Main Land e Free Zone).
“Il sistema commerciale e finanziario degli Emirati attrae molti investimenti – ha detto Rizzo – grazie a un bassissimo livello di tassazione. In cambio però, gli Emirati chiedono efficienza come primo biglietto di presentazione”.
Anche il segretario generale Alfio Pagliaro sottolinea la forza del brand Italia negli Emirati: “Sono attivi circa duecento ristoranti italiani, che come sempre tengono alta la bandiera della nostra tradizione culinaria”.
A Dubai ad esempio, il mese di novembre è dedicato all’“Italian Festival week” con i consueti focus sulle specialità italiane, risotti e aperitivi compresi. L’emirato più ricco è Abu Dhabi, al centro del potere politico e finanziario, mentre il commercio vive a Dubai. Le infrastrutture sono ottime, al terzo posto nel mondo. E poi ci sono le Free Zone che sono state istituite negli Emirati per incoraggiare il commercio e gli investimenti esteri e già 330 imprese italiane vi si sono insediate.

L’approfondimento. Cosa e come esportare negli Emirati Arabi

IICUAE di Dubai

IICUAE di Dubai

“I rapporti tra l’Italia e gli Emirati Arabi sono ottimi”, ha confermato Mauro Marzocchi, il segretario generale della Camera di Commercio italiana a Dubai. “Escludendo i paesi della Comunità europea – continua Marzocchi – per vicinanza con l’Italia, gli Emirati sono il decimo paese al mondo in cui vanno le esportazioni dei prodotti italiani. E anche se si tratta di un paese molto piccolo, noi esportiamo circa il 50 per cento in più di ciò che esportiamo in India, il 50 per cento in più di quello che esportiamo in Brasile e le stesse quantità di ciò che esportiamo in Giappone che conta 100 milioni di persone”.
Percentuali strane, le dimensioni degli Emirati sono molto molto più piccole di India o Brasile.
“Sì, in effetti gli Emirati sono un paese piccolino, grande quanto la Sicilia con un numero di abitanti di nove milioni. Il motivo di queste quantità sta nel fatto che gli Emirati sono un hub commerciale che, a loro volta, ri-esportano in tutti i paesi del Golfo, in Africa orientale e in India”.
I prodotti acquistati in Italia vengono esportati così come sono o lavorati?
“Vengono esportati così come sono. È un paese commerciale, la parte industriale si sta sviluppando adesso ma ancora non è molto forte”.
Alle aziende italiane non converrebbe esportare direttamente in Africa o in uno dei paesi coperti dagli Emirati?
“Certo. Chi ha la possibilità e questa forza lo faccia senza dubbio, ma riuscire a vendere in Arabia Saudita, che è uno dei paesi più importanti per abitanti e per forza commerciale, è molto complicato e difficile. Anche arrivare al Kuwait o nel Bahrein non è semplice. Tutti questi paesi, magari escludendo il Qatar che è più affine agli Emirati, sono difficili da raggiungere. E questo vale anche per l’Africa. Ecco perché gli Emirati sono la porta d’accesso per un mondo che è quasi inaccessibile”.
Cosa occorre e in che modo per avere rapporti con gli Emirati?
“Intanto si può cominciare con le istituzioni preposte a questo, mi riferisco all’ICE o della Camera di Commercio italiana. C’è anche l’ambasciata ma non è la più indicata per affrontare gli aspetti commerciali. Quindi Ice e Camera aiutano le imprese a contattare gli interlocutori locali tenendo conto che il mercato è fondato – per i beni di consumo che sono la maggiore prerogativa italiana – sui distributori che sono, quindi, il primo approccio per le aziende italiane”.
Per beni di consumo si intendono i prodotti dell’agricoltura?
“Principalmente quelli, ma la prima voce esportativa sono macchinari e apparecchiature per i quali l’Italia ha una forza nell’esportazione. Dalle apparecchiature elettromedicali alle presse”.
È un mercato quantificabile in termine di numeri?
“Certo, esportiamo 5miliardi e 400milioni di euro. L’anno scorso, cioè il 2016, è stato l’unico anno con una leggera contrazione. Fino all’anno precedente esportavamo più di sei miliardi di euro. Per il 2017 il trend è stabile e i dati del primo trimestre rispecchiano esattamente quelli del 2016”.
Cosa ha provocato questa flessione?
“Fondamentalmente il calo drastico del prezzo del petrolio. Siamo partiti da cento dollari a barile, adesso siamo a 43, quindi le entrate per il governo emiratino sono diminuite drasticamente e, in automatico, anche gli investimenti”.
Quali sono le aziende che sicuramente dovrebbero tentare questa carta.
“Le aziende di medie dimensioni del settore costruzioni, olio e gas. Le aziende medio piccole per il settore alimentare”.
Materie prime o prodotto finito?
“Il prodotto finito è senza dubbio la fetta più grossa”.
Monica Adorno

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