Il 2 novembre del 2023, raccontavo da queste pagine l’inutile tentativo di far intervenire in tempi rapidi un soccorso per una ragazza che, asserragliata dentro un’automobile, subiva l’aggressione furiosa di un uomo, forse il padre, che urlando come un forsennato: “Io ti ho fatto e io ti ammazzo”, prendeva a calci e pugni l’auto. Dicevo allora che il numero unico di emergenza è lento, farraginoso, inutilmente burocratico, di fatto inutile, almeno in termini di rapidità degli interventi. Lo stesso era accaduto nel mese di Luglio 2023, con un incendio a Letoianni, per il quale l’intervento dei vigili del fuoco si è potuto ottenere solo grazie alla chiamata della polizia locale, evidentemente su linea dedicata.
L’ho scritto e lo ripeto, i call center che gestiscono le chiamate in entrata, non conoscono il territorio, non hanno software di individuazione del numero chiamante, e, soprattutto il primo filtro serve solo a giustificare le commesse di lavoro, perché tutto ciò che si è dichiarato, va poi ripetuto quando, finalmente, si viene smistati a “chi di competenza”. E allora? Semplice, facciamo nascere un nuovo numero di chiamata urgente, il 1522. Ne stiamo celebrando l’importanza e l’efficacia, e al contempo il fallimento del NUE; ma non sarebbe il caso di rivedere il meccanismo delle chiamate di emergenza?
I vecchi 112, 113, 115, 117, 118 funzionavano così bene, e, soprattutto erano gestiti in house e nel territorio e, non dovevi spiegare che Tremestieri è in provincia di Catania e in Sicilia. E meno male che almeno le chiamate, fino ad ora, vengono gestite in Italia, con buona pace dei regolamenti comunitari che ci hanno imposto il 112, numero unico europeo. E comunque, fin quando, dopo 12 denunce, il marito violento è ancora libero, e la moglie viene uccisa, non c’è 1522 che tenga.
Ci stiamo adeguando all’Europa in molte cose, ma non per i tempi della giustizia. Siamo vittime di un garantismo paralizzante.
Alfio Franco Vinci