Generazione Ribelle, di nuovo insieme per dire stop alla violenza e agli stereotipi di genere

Ribellarsi, Combattere. E Vincere. Non da soli ma insieme perché ognuno può e deve fare qualcosa contro la deriva della violenza, contro la deriva degli stereotipi. È il messaggio che è stato lanciato dalle donne e dagli uomini che hanno partecipato alla seconda edizione di Generazione Ribelle – I am woman, evento voluto e organizzato da Salvo Filetti, Hair Designer e founder del Gruppo Compagnia della Bellezza, in collaborazione con Thamaia Onlus: un importante momento di riflessione in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024.

“Ognuno ha l’obbligo morale di scendere in campo, di fare qualcosa anche oltre il 25 novembre: serve azione. E indignazione per arrivare a quel cambio culturale di cui c’è estremo bisogno” hadichiarato Salvo Filetti che ha aggiunto “come sia necessario lavorare in squadra per lanciare messaggi contro la violenza”.

È stato lo stesso Salvo Filetti a introdurre Carmen Consoli, madrina della manifestazione: “credo che ci sia un processo di subcultura che permette ad alcuni di prevaricare sugli altri: le donne stanno pagando le conseguenze. Serve contrastare questa subcultura che elegge la violenza a comportamento edificante e costruttivo, come se fosse un vanto. E lo vediamo anche in alcuni testi di canzoni. La nostra arma? La cultura. Dobbiamo concentrarci sul bello perché siamo distratti da ciò che riguarda l’essere umano”. Sono state ricordate anche due canzoni di Carmen Consoli: ‘La signora del quinto piano’ che parla di un femminicidio dopo le denunce di una donna a cui poco si credeva, un allarme sottovalutato; e ‘Contessa Miseria’ in cui la donna non può permettersi di invecchiare, come se fosse un problema avere le rughe, un problema i segni del tempo che avanza.

Dopo Carmen Consoli, altre tante voci – introdotte dal giornalista Rosario Faraci che ha moderato l’incontro sapendo indirizzare il dibattito verso riflessioni davvero importanti – si sono unite contro la violenza, voci autorevoli che hanno evidenziato come sia necessario attivare consapevolezza e stima di sé, indagare gli stereotipi e capire subito qualsiasi forma di violenza. Comprensione che deve essere parte di ognuno di noi, per capirla se la subiamo o se la subiscono altri. Ecco perché tra i messaggi emersi durante il confronto, tra i più importanti c’è quello di fare rete: basti pensare al progetto del Soroptimist International di Catania Sentinelle nelle professioni, un percorso di sensibilizzazione, informazione e formazione degli operatori del mondo beauty, fornendo loro competenze di accoglienza di base, con l’obiettivo di riconoscere e aiutare le vittime di violenza di genere. “Già 30 sentinelle sono state formate, pronte ad ascoltare una confessione, a captare un segnale. E tante altre ne vorremmo formare”, ha dichiarato Pinella Filetti. Un’occasione anche per consegnare le targhe che attestano il percorso svolto.

Sulla stessa scia il progetto “Chiedi di Lucia” promosso da Prefettura, Questura, Arma dei Carabinieri e Azienda Sanitaria Provinciale (Asp) di Siracusa in collaborazione con le associazioni di categoria più rappresentative del commercio e dell’industria: come ha spiegato Sheila Martorana del gruppo Arena Decò: “questo progetto serve a formare coloro che lavorano nei pubblici esercizi mettendoli in grado di intervenire allertando le stesse Forze di polizia nel caso in cui una persona in stato di difficoltà entri per chiedere aiuto all’interno dei propri locali, che saranno riconoscibili da un logo, esposto all’ingresso, la cui realizzazione è stata affidata agli studenti del liceo artistico Gagini di Siracusa. A oggi sono formati più di 150 operatrici e operatori dei punti vendita Arena”.

Clara Soccini, cantautrice, attrice e modella, ha lanciato un appello per abbattere gli stereotipi: “A volte noi donne dobbiamo subire battute discriminati o domande superficiali come se non si fosse in grado di rispondere. A Sanremo qualcuno ha pensato di giocare con una mia foto e di mettere l’indirizzo di un sito porno: io ci ho riso ma ragazze più fragili magari non avrebbero resistito. Colpa della cultura della perfezione dei social, che ha creato scompiglio nelle menti dei ragazzi della mia generazione. Questo non significa non fare complimenti ma saperli fare, senza scadere nello stereotipo”.

Anna Agosta, Presidente dell’Associazione Thamaia ha illustrato le attività dell’associazione e poi ha aggiunto: “La violenza contro le donne è ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali, che costituisce un ostacolo al pieno progresso delle donne, è uno dei meccanismi sociali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini. Negarne l’esistenza, ridimensionarla, minimizzarne la portata vuol dire colludere con un sistema patriarcale che relega e vuole mantenere le donne subalterne agli uomini; vuol dire legittimare e giustificare la violenza maschile sulle donne. La violenza contro le donne è trasversale all’età, alla classe sociale, al livello di educazione e all’area geografica di appartenenza delle donne che la subiscono e anche degli uomini che la agiscono. Emblematico il caso di Giséle Pelicot, in Francia, la donna che coraggiosamente ha deciso di uscire dall’anonimato, raccontando lo stupro di gruppo perpetrato e orchestrato nei suoi confronti dal marito, quando lei era sotto effetto di droghe e priva di conoscenza. È necessario un definitivo cambio di paradigma rispetto alla violenza maschile alle donne, che finalmente individui le vere responsabilità. Si deve di spostare l’attenzione dalle donne che subiscono violenza da parte degli uomini, con cui spesso sono in relazione intima o familiare, per metterla su chi davvero ha la responsabilità di fermarla: gli uomini che la agiscono, la società che la tollera, le istituzioni che non la contrastano”.

Nunziella Di Fazio, Direttrice della Casa Circondariale Piazza Lanza di Catania, ha puntato l’attenzione sul ruolo delle istituzioni nel supporto alle vittime e nella prevenzione: “la violenza non fa parte della donna: dentro al carcere c’è un’alta concentrazione di donne che hanno subìto violenza, donne che non hanno avuto la possibilità di emanciparsi da certi uomini, che non sono mai riuscite a tirarsi fuori da questa condizione di soggezione. Spesso denunciano ma poi ritirano le querele, per paura o per vergogna di quelli che sono gli stigmi sociali. Dobbiamo prenderci carico di queste donne e aiutarle ad andare oltre, a non avere paura”.

Elena Paba, Giornalista di Rai Radio1 e Coordinatrice Campagna RAI ‘Come un’Onda, contro la violenza sulle Donne’, ha illustrato proprio questo progetto evidenziando come la comunicazione possa essere uno strumento di sensibilizzazione. “Il filo rosso di questa Campagna è legato all’inclusione dei giovani in questo nostro percorso. Andiamo in giro per l’Italia, siamo stati nelle carceri a soprattutto andiamo tra gli studenti con i quali creiamo un confronto con relatori di altissimo livello di varie parti del mondo per far capire loro che quello della violenza di genere è un fenomeno diffuso”.

La Di Fazio ha anche raccontato la storia di Giovanna che ha avuto il coraggio di denunciare il marito dopo anni di violenza grazie al contatto stabilito con Thamaia.

Testimonianze importanti sono anche emerse grazie alle scrittrici Eleonora Lombardoche ha parlato di ‘Sea Paradise’ e Cristina Cassar Scalia che ha parlato del libro ‘Il Castagno Dei Cento Cavalli” in cui ritroviamo il vicequestore Vanina Guarrasi.

‘Sea Paradise’ parla di due 70enni che decidono di fare una crociera: un libro che sottende una forma di violenza sociale verso chi ha superato una certa età. “Siamo di fronte a una ipocrisia culturale che non ci permette di invecchiare: nel romanzo – dice Elena Lombardo – questa situazione è spinta all’estremo con la società che decide di liberarsi chi ha superato una certa età. E le donne sono le principali vittime. Allora dobbiamo vigilare per noi stesse, per le nostre figlie e nipoti, ma anche per le nostre mamme, le nostre zie. Non serve sembrare più giovani e non serve che gli altri dicano ‘sembri più giovane’. Le mie viaggiatrici sono viaggiatrici ribelli”.

Cristina Cassar Scalia, invece, parlando del suo libro parte da una citazione fatta nelle pagine, ossia il film ‘Sedotta e abbandonata’ di Pietro Germi: “è uno spaccato di una società patriarcale che in fondo non è ancora scomparsa. E quello che mi fa più paura è che le giovanissime generazioni hanno idee sbagliate come la gelosia scambiata per amore, il controllo scambiato per amore. Questa cultura sbagliata, dunque, non è uscita fuori nemmeno tra i più giovani che avrebbero dovuto superarla”. Parlando poi di Vanina, la protagonista dei romanzi della Cassar Scalia, si è riusciti con lei a scardinare alcuni stereotipi: non sa cucinare, guida benissimo. “Si possono rompere stereotipi in modo leggero e far passare dei messaggi importanti”, conclude la Cassar Scalia.

Con la regista Viviana Santanello, esperta di New Media, si è parlato di altre forme di violenza: il suo intervento è iniziato con un video in cui si è mostrato come spesso ci sia la mercificazione del corpo e l’ossessione del corpo perfetto. “Oggi assistiamo a un business che invade, manca il dibattito su cosa è la bellezza. E anche questa è violenza, una violenza indotta, perché manca una comunicazione dell’immagine. Con l’intelligenza artificiale poi ci saranno immagini sempre più perfette con standard irraggiungibili e questo creerà un disallineamento tra reale e artificiale. E rischiamo la morte emotiva dei giovani”.

Giovanni Gibiino, Medico e ideatore di Meccanica della mente, un progetto che diffonde luce e chiarezza sulle strutture e sui processi mentali consegnando a tutti quelli che si avvicinano a questo approccio, imprenditori e collaboratori nelle aziende, studenti e studentesse nelle aule universitarie e liceali, gli strumenti ideali per vivere una vita consapevole e d’impatto. E ha lanciato un messaggio: “la tua bellezza è negli occhi di chi stima”.

A concludere i lavori il padrone di casa, Salvo Filetti, che ha mostrato una frase che spesso viene detta o le donne sentono dirsi: “sembri più giovane”. “Con questa frase voglio portare alla vostra attenzione un’altra forma di violenza, molto sottile e subdola: la Gerentofobia ossia la fobia dell’età e – secondo alcune statistiche – pare se ne soffra dai 24 anni in su. E il 51,7% delle donne fatica ad accettare i cambiamenti fisici legati proprio all’età. Questa è la conseguenza delle pressioni sociali che subiamo nonché le pressioni dell’industria della bellezza”, ha concluso Filetti invitando tutti a riflettere dando l’appuntamento all’anno prossimo.

Il pomeriggio è stato arricchito dalla presenza dell’attrice Marta Limoli che ha letto due poesie, una di Alda Merini – ‘Canto alle Donne’ – e una di Fabrizio De Andrè – ‘Leggenda di Natale’.

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