Calcio Catania come il vaso di Pandora. Presentata l’iscrizione in B ma mancano alcuni documenti

Torre del Grifo, panoramicaBari, Cittadella, Brescia, Bologna, Latina, Varese e Carpi: sarebbero queste le sette società di serie B coinvolte nell’inchiesta i “Treni del gol”, che ha creato un nuovo tsunami nel mondo del calcio. Ma a tremare potrebbe essere anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, per lo scandalo che sta coinvolgendo mezza serie B e forse anche parte della serie A.È una bufera che ogni giorno porta a galla inquietanti particolari e la sensazione costante è quella che il pozzo entro il quale si sta guardando sia senza fondo.
E ad aggravare il tutto c’è la gestione superficiale, ingenua e da dilettanti allo sbaraglio di questa vicenda che rasenta l’incredibile. Anche il questore di Catania, tra l’altro ex arbitro di serie A e procuratore arbitrale, Marcello Cardone, ha spiegato che “la gravita dei fatti la capisce anche un bambino di 8 anni”.

Diciannove gli indagati

Sono accusati di frode sportiva oltre che il patron degli etnei, Nino Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Gustavo Cosentino, l’ex direttore sportivo dei rossazzurri, Daniele Delli Carri, i procuratori sportivi Giovanni Luca Impellizzeri, titolare tra l’altro di un’agenzia di scommesse ed ex giocatore molto noto nell’ambito del calcio siciliano (era tra l’altro al Belpasso nel periodo in cui Pulvirenti era presidente), Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Antonio Arbotti. L’ex amministratore delegato degli etnei, Pietro Lo Monaco, l’ad del Messina Alessandro Failla e il ds Fabrizio Ferrigno, e i giocatori Alessandro Bernardini del Livorno, Riccardo Fiamozzi del Varese, Antonio Daì, Luca Pagliarulo e Cristian Terlizzi del Trapani e Matteo Bruscagin del Latina. E ancora Andrea Barberis, Jens Janse e Marco Moscati, ma è probabile che le persone coinvolte crescano nei prossimi giorni. Non sono indagati giocatori del Catania, almeno per il momento.
Il sistema escogitato dal Catania e rivelato dall’inchiesta “I treni del gol” sarebbe innovativo rispetto al passato: taroccare le partite con la complicità dei giocatori avversari (es: “il treno delle 33” per Trapani implicherebbe il coinvolgimento dell’ex difensore rossazzurro Terlizzi)
per guadagnarci sopra con le scommesse online, che venivano effettuate da più conti (un massimo di 999 euro a scommessa, in modo da non essere rintracciati).

La confessione: «Ho comprato le partite»

Anche se dal patron degli etnei, Nino Pulvirenti, sono arrivate ammissioni solo per la parte inerente alla compravendita delle partite e non a quella delle scommesse. Sentito in procura lo scorso 29 giungo, Pulvirenti, secondo quanto riportato anche in conferenza stampa dal procuratore capo della Repubblica Giovanni Salvi, ha reso un lungo interrogatorio nel quale ha “ammesso di aver acquistato cinque gare” a partire da quella con il Varese per 100mila euro a gara, ma ha dichiarato di non aver mai voluto lucrare sulle partite e, quindi, di non aver scommesso neanche un euro sulle gare. “L’ho fatto solo per salvare il Catania”, ha dichiarato Pulvirenti al pm, durante l’interrogatorio. A conferma di questo riportiamo la nota inviata dagli avvocati dell’imprenditore siciliano, Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi, dove si legge testualmente: “Il signor Antonino Pulvirenti, che qualche giorno addietro si è dimesso da tutte le cariche sociali del Calcio Catania, ha chiarito la sua posizione nel corso di un lungo interrogatorio dinanzi al giudice delle indagini preliminari, dimostrando in particolare la sua assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse. Il signor Pulvirenti ha ammesso di aver avuto dei contatti con altri soggetti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri, e ciò al fine di salvare dalla retrocessione il Catania. Ha tuttavia manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti, che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri in questione”.
Il dirigente argentino Pablo Cosentino, tramite il suo avvocato, Carmelo Peluso, non solo si “è dichiarato estraneo ai fatti”, ma ha anche evidenziato che se avesse fatto certe combine “sarebbe stato un folle e che se è vero che Pulvirenti lo ha fatto è stato lui un folle”. Cosentino era legato al Catania grazie a un contratto che sarebbe scaduto il 30 giugno 2015, ma l’ad del Calcio Catania ha preferito dimettersi dalla carica nei giorni immediatamente successivi della presentazione dell’inchiesta alla stampa.
Tutti gli altri indagati si sono avvalsi, invece, della facoltà di non rispondere alle domande del gip Fabio Di Giacomo e del pm Andrea Sorrentino.

Tra i nomi in codice anche “Capo dei capi”

Dalle intercettazioni telefoniche, che hanno incastrato il patron degli etnei, Nino Pulvirenti, sono emersi anche i nomi in codice che venivano utilizzati per indicare il numero uno della società rossazzurra. “Magistrato”, “Proprietario della festa”, “Capocantiere”, “Capo dei capi”: sono questi i nomi che utilizzavano gli indagati per indicare il cervello, il responsabile, il capo di questa associazione a delinquere in grado di lucrare con il calcioscommesse sulle partite truccate.

I cinguettii dello sport

Siamo arrivati alla follia” – ha dichiarato il presidente del Coni, Giovanni Malagò – commentando la vicenda del Calcio Catania. Con un tweet, invece, il presidente della Lega Serie B, Andrea Abodi ha di fatto ufficialmente aperto le porte della Lega Pro al Catania. “La giustizia sportiva prevede per responsabilità diretta la radiazione per le persone, la retrocessione per le società. Gli offesi sono prima di tutto i tifosi e poi tutti quelli che lavorano nel calcio onestamente”, ha cinguettato Abodi.
Non mi aspettavo una cosa del genere, è una cosa pazzesca; è vero che i biscotti si fanno anche agli europei, ma qui stiamo parlando di comportamenti malavitosi”, ha commentato il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini.

Carmelo Milazzo amministratore unico

Carmelo Milazzo (ph etnashp.it)Nino Pulvirenti attraverso i suoi legali, nei giorni scorsi ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della società di via Magenta. A seguito di quanto accaduto l’Assemblea dei soci del Calcio Catania ha nominato il ragionier Carmelo Milazzo Amministratore Unico, in sostituzione del precedente Consiglio di Amministrazione. Adesso seguirà un vero e proprio tour de force. L’obiettivo è quello di mettere insieme 800mila euro, cioè i soldi necessari per pagare la fideiussione per iscriversi alla serie B. Perché, intanto, per evitare la radiazione bisognerà completare l’iscrizione del Calcio Catania alla serie B e i termini per farlo scadranno il 14 luglio. Come ha dichiarato il presidente Abodi mancano ancora alcune carte, per alcune c’è tempo fino al 7 luglio le altre verranno verificate il 15 luglio. Sulla bilancia pesa, al momento, il mancato pagamento degli stipendi dal mese di aprile.

Ovviamente nel caso in cui la giustizia sportiva si pronunciasse, successivamente, per una retrocessione in una categoria più bassa i soldi “versati” in più verrebbero restituiti. Giusto per curiosità, l’iscrizione in serie D costa circa trecentomila euro.
Antonietta Licciardello e Monica Adorno

Vuoi lasciare un commento?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *