Pista ciclabile Catania – L’inaugurazione è stata promessa per il primo maggio, ma sono tanti i dubbi sull’efficienza

L’associazione Salvaiciclisti attende il completamento della pista color Puffo prima di giudicare l’opera, ma specifica: “Non hanno idea di cosa sia un Bici-Plan”

Il cordolo

Il cordolo

L’ultimo sollevato dalla rete – che della città è specchio, parziale certo, ma sempre specchio è – riguarda il colore, un “azzurro Puffo” che a molti non piace. Ma il vero problema relativo alla pista ciclabile in fase di ultimazione al Lungomare pare essere la pista stessa. Non le dimensioni, non il colore: piuttosto il fatto che sembra fatta in maniera a dir poco raffazzonata in alcuni punti, poco sicura in altri, nonché il fatto che non porti in alcun luogo, se non in una pericolosa rotatoria della circonvallazione. Nessun collegamento – almeno per ora – al breve tratto del centro città, gli ottecento metri da piazza Stesicoro alla Stazione centrale, nessuna traccia della parte da realizzare dal porto al viale Kennedy, nonostante parte integrante del bando da 168 mila euro in fase di completamento – consegna prevista il primo maggio.

04 A - La pista ciclabileChe a Catania sia difficile fare le cose, non è mistero per nessuno. La lamentela è insita in chi è nato ai piedi dell’Etna. Ma ci sono casi, e questo sembra proprio uno di questi, in cui il mormorio è tirato e la polemica pare servita su un piatto d’argento. Ed è quella che è scoppiata in città, e non solo tra chi ama le due ruote e punta alla mobilità sostenibile e chi no. Anche tra gli amanti della bici è scoppiato il caso, anche se alcuni, come Andrea Genovese, di Salvaiciclisti, preferisce aspettare prima di dare un giudizio. “La pista ciclabile ancora non è stata completata – afferma – quindi ancora un giudizio non si può esprimere. Non è la mia professione non sono un ingegnere né geometra per poter esprimere giudizi tecnici, ma dagli atti amministrativi e da carte e computo metrico a mio parere il progetto è conforme alle regole e norme tecniche”.

Genovese precisa però di riferirsi al progetto iniziale, prima delle dimissioni del direttore dei lavori Martelli. “Cosa accadrà successivamente è in progress – continua – visto i cambiamenti attuati a piazza Nettuno. A “regola d’arte” è un concetto che non lascia discrezionalità ma condotta caratterizzata da diligenza, prudenza, perizia e osservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline e forse anche per questo motivo il Martelli nell’esercitare il proprio mandato non avrà accettato di cambiare il progetto che gli è stato affidato con vincolo tecnico ben preciso”.
Il ciclista, come gli altri, non conosce quali modifiche subirà il progetto, eccezion fatta per la messa in sicurezza con l’apposizione di cordoli per tutta la lunghezza, tra le azioni per cui l’amministrazione prevede di spendere ulteriori 300 mila euro. Cordolo sul quale si esprime il ciclista.

I lavori per la pista ciclabile“Il cordolo di gomma non piace – dice – in quanto è un separatore di corsia che non delimita con sicurezza la pista ciclabile su un’arteria di strada come il Lungomare, conosciuto a tutti per gli incredibili incidenti stradali e la morte di un pedone”. Quanto alle fermate dell’autobus, che intersecano pericolosamente pedoni, mezzi e bici, per quanto criticate, sembra sia una scelta più che tollerata in caso di carreggiata non grande a sufficienza per costruire isole salvagente per chi sale e scende dal mezzo. Lo conferma l’ex esperto di Mobilità della giunta Stancanelli, Giacomo Guglielmo e lo stesso Genovese: “Le fermate dell’autobus hanno problemi da risolvere dovute al limitato spazio per la sosta e il marciapiede: i pedoni andranno salvaguardati quando attraverseranno la ciclabile. Allo scopo esistono soluzioni come il sollevamento del manto ciclabile (che è stato effettuato e sul quale si è verificato un piccolo incidente a Franco Lombardo, ciclista n.d.a.) rallentamenti e segnaletica stradale. Vedremo quali adotteranno e vedremo anche come intendono tutelare i portatori di handicap”.

Una delle fermate dell'autobus lungo la pista ciclabile

Una delle fermate dell’autobus lungo la pista ciclabile

Affatto tutelati, insieme a tutti quelli che non useranno la bicicletta, lungo il cavalcavia di Ognina dove la pista ciclabile occupa tutta la sede del marciapiede lato mare. Un punto pericoloso che adesso sembra percorribile solo dalle bici. Genovese non si sbilancia, “Vedremo a lavori ultimati come verrà sistemato il tratto davanti il Bar Balsamo e poi ne riparliamo”, dichiara, ma la questione ha già scatenato polemiche e accuse.
Da parte sua, l’assessore alla Mobilità, Rosario D’Agata, si limita a dire che, quanto progettato dagli esperti sia corretto, ma i dubbi rimangono tanti. Intanto, Manlio Messina, tra gli animatori di questa, come di altre querelle, lancia una petizione su change.org per “mandare a casa la disamministrazione” comunale.
SalvaiciclistiAndrea Genovese (Salvaiciclisti):
“Non hanno idea di cosa sia un Bici-Plan”

Andrea Genovese difende la pista ciclabile, “L’abbiamo voluta noi ciclisti – afferma – non è dannosa alla comunità”, ma critica aspramente il Comune di Catania e l’assessore alla “Mobilità-Ferma”, D’Agata, che “in una riunione che trattava il tema ciclabile Lungomare ha preferito non invitare Salvaiciclisti, riunione appositamente svolta presso l’Ufficio Traffico Urbano (UTU) con altre associazioni cittadine”, per la mancanza di progettualità. “Non hanno idea di cosa sia un Bici-Plan e un Piano Generale Urbano del Traffico – dice ancora. A tutt’oggi noi ciclisti urbani siamo 4 gatti anche a causa di una mancanza di attenzione di chi amministra la mobilità cittadina. Quando il Sindaco Bianco dice che vuole restituire la città ai cittadini, attua slogan e non obiettivi perché con le intenzioni ha iniziato ad attuare dei cambiamenti all’insegna di una vita che non è più sana, non è più verde ed a scala umana: mi riferisco a quel modello urbano che sta portando avanti fatto di aumento parcheggi per auto in pieno centro dove pedoni, ciclisti e portatori di handicap e anziani non hanno più dove muoversi e socializzare. Un esempio: Salvaiciclisti ha proposto la pedonalizzazione di Porta Uzeda (1200 firme raccolte!) e di via San Calogero. Il sindaco ha ricevuto le firme ma ha pensato bene di lasciarle in un cassetto senza nemmeno aver detto e speso una parola”.
M.T.

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