Scoppia il caso del “laghetto” del Teatro Romano. L’Enpa vuole preservati gli habitat naturali e accusa il comune di scarsa attenzione

Il "laghetto" dell'Anfiteatro romano di a Catania

Il “laghetto” dell’Anfiteatro romano di a Catania

Il problema c’è e non si scappa. Magari non nei termini esposti dall’Enpa ma è chiaro che se da un lato bisogna rendere fruibile il Teatro Greco-romano di via Vittorio Emanuele dall’altro bisogna tener conto che nel laghetto che è sorto al suo interno c’è un ecosistema che va tutelato. Animali quindi la cui tutela, in base alla legge (tra gli altri gli articoli 823 e 826 del Codice Civile, la Legge 11/2/1992 n° 157, il D.P.R. del 31 marzo 1979, articolo 3), spetta al sindaco.

La questione poi che il lago sia o meno lì da secoli (qualcuno sostiene che sia nato dopo l’eruzione del 1669) diventa, in questo caso, quasi irrilevante perché appartiene a un altro quadro normativo. Il punto che pone la vicepresidente dell’Enpa Stefania Raineri, vicaria in quanto l’attuale presidente Cataldo Paradiso è dimissionario perché destinato ad altro incarico all’interno dell’Ente, riguarda il destino degli animali che in quella zona vivono.

L’Enpa, inoltre, accusa il sindaco Enzo Bianco di avere privilegiato i rapporti con altre associazioni animaliste ma mai con quella che è la più antica e importante del Paese. Scrive infatti la Raineri: «È presente tra la fauna la testuggine palustre siciliana. Questa specie è protetta  dalla convenzione di Berna che ne fa divieto di cattura, detenzione degli esemplari selvatici e la distruzione degli habitat naturali. Tra queste strane autorizzazioni, non ci risulta che siano state convocate associazioni di riferimento né tanto meno sia stata consultata Enpa con il proprio settore sulla Fauna selvatica. Assolutamente niente. Come se si stesse parlando di rifare un manto stradale».

La nota continua poi con un richiamo al «Boschetto della Plaja di Catania dove versa un laghetto artificiale in condizioni pietose e da dove sono anche scomparse le tartarughe. I residenti gliene saranno grati, topi e zanzare di meno»
«Siamo annichiliti e pronti a denunciare – conclude la vicepresidente dell’Enpa -. Quante speranze vane avevamo riposto in Lei e quante in breve, sono state schiacciate dall’indifferenza che ha mostrato, nei confronti dell’intero mondo animale e della tutela che Lei ad essa deve».
Ed infatti la delega a qualsiasi cosa che riguardi specificatamente gli animali al comune di Catania non c’è. Al massimo Rosario D’Agata ha le deleghe all’Ecosistema urbano, all’Ambiente e all’Ecologia. Per fare il paragone con altre grandi città italiane a Roma Estella Marino ha la delega alla Tutela e al benessere degli animali, a Milano Chiara Bisconti e a Napoli il vicesindaco Tommaso Sodano sono assessori alla Tutela degli animali, anche a Palermo Francesco Maria Raimondo ha la delega ai Diritti degli animali.

Una situazione che ha portato l’assessore Orazio Licandro a rispondere alla questione sollevata dall’Enpa in maniera impropria in termini amministrativi perché non riguarda certamente le deleghe di sua competenza.
Il punto posto dall’Enpa è la tutela degli animali e non certamente gli interventi e il futuro riguardante il Teatro romano di Catania, L’Ente ha posto solo il problema del futuro di alcuni animali di Catania, cosa per la quale sembra proprio che l’amministrazione Bianco non sia per niente attrezzata e neppure abbia le idee chiare. Almeno, questo è quel che si legge.

Non è detto che l’Enpa abbia ragione ma il comune deve dare una risposta chiara in termini giuridici, cosa che non ha fatto.

Una situazione lontana dalle grandi città italiane, figurarsi da quelle europee. Qualcuno dirà che tra i tanti problemi cittadini ci mancavano solo quelli degli animali.
Ma è proprio questa la differenza tra le amministrazioni comunali di grande livello e quelle che stentano a governare il territorio.
Mat

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