Catania ha bisogno di buone maniere

Enzo Bianco incontra i genitori di Nicotra, il quarantenne che ha sferrato un pugno al sindaco

Enzo Bianco incontra i genitori di Nicotra, il quarantenne che ha sferrato un pugno al sindaco

Lungo la storia del cristianesimo la figura dell’anticristo, l’oppositore umano di Gesù, ha avuto un ruolo di primo piano per oltre milleseicento anni. Poi, improvvisamente, l’interesse per questa figura “da apocalisse” diminuì fino a sparire quasi del tutto. Dopo tanti presunti “anticristi” famosi e meno famosi (tra i quali Antioco IV Epifane, Nerone, Maometto, Saladino, Federico I Barbarossa, Federico II, Giovanni XXII, Bonifacio VIII, Oliviero Cromwell), questo titolo non fu riconosciuto neppure a Stalin e Hitler, tantomeno a Ciausescu, Pol Pot e Pinochet. Sic transit gloria mundi!

Eppure nell’udienza generale del 15 novembre 1972 Paolo VI disse: «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio». Non sbaglia quindi l’assessore comunale alla Cultura, Orazio Licandro, quando parla di “discesa agli inferi” di Catania.
Senza mettere di mezzo Messer Belezebù e la sua banda infernale (ma chi è cattolico deve necessariamente fare una seria riflessione) gli episodi di violenza, spesso cieca e irrazionale, sono stati tanti negli ultimi mesi.

Basti ricordare il ciclista e il vigile urbano picchiati, l’auto di un altro vigile bruciata, l’aggressione al sindaco Bianco, l’aggressione al cimitero. Episodi apparentemente slegati tra loro ma, come i tanti altri accaduti recentemente in città (primo fra tutti l’efferato omicidio della povera Veronica Valenti), legati da un sottile fil rouge. Inoltre basta andare in giro per strada per vedere la tensione palpitare, il nervosismo dilagare, la maleducazione imporsi.

Sembra che i catanesi stiano per dimenticare ogni forma di decoro civile. I tempi sono duri e difficili, per questo motivo chi ha responsabilità di ogni tipo, deve sforzarsi a mantenere i toni bassi. Solo guardando al futuro con ottimismo si può pensare di superare questo grave momento di crisi. Oggi siamo leggermente modificare la frase di Bertold Brecht in occasione della Rivoluzione d’Ottobre: «Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza noi non potevamo essere gentili.». Adesso se vogliamo aprire la porta alla gentilezza, dobbiamo, dobbiamo, essere gentili.
Queste le parole del sindaco Bianco (che ha preferito inviare non a tutta la città ma solo a una parte di essa… ma in base a quale criterio abbia scelto l’una parte all’altra ancora non è dato sapere, ndr)  dopo l’aggressione subita: «Nel Paese si registra un clima d’odio, di sfiducia e di disfattismo che può generare episodi di violenza, spesso da parte delle menti più deboli. Catania non è immune da questo clima. Già da diversi anni denuncio la barbarie in cui è stata fatta precipitare la città. Quando abbiamo cominciato a far rispettare le leggi le contrapposizioni sono state esasperate.
Ma i tantissimi messaggi di solidarietà giunti dopo l’aggressione e che continuano ad arrivare anche da parte di semplici cittadini mi hanno dato la consapevolezza che la nostra comunità è pronta a riflettere sugli errori fatti e a cambiare. Io, dal canto mio, ho ripreso immediatamente a lavorare perché quest’episodio non può certo rallentare l’azione che stiamo svolgendo nell’interesse dei Catanesi. Da questo brutto episodio dobbiamo creare una svolta positiva, rilanciare il lavoro per una città più vivibile e più bella».
Qualcuno ha detto che in fondo l’aggressione è il prodotto di un disagio mentale ma sono proprio i più deboli a subire maggiormente questa pressione negativa continua. Vogliamo veramente rimettere le cose a posto? Facciamo nostre le parole di Gandhi: «Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliano vedere».
Mat

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