La Legge di Stabilità discrimina l’origano e sottrae 500 milioni alla Sicilia… che fanno i nostri deputati?

Lgge-StabilitAppello a tutti i parlamentari siciliani nel governo nazionale. Sabato scade il termine per la presentazione di emendamenti alla Legge di Stabilità. Se non si modifica art.12 almeno 500 milioni di risorse strutturali del PAC 3 Sicilia saranno dirottati a finanziare gli sgravi contributivi di tutta Italia». Lo scriveva lo scorso 8 dicembre l’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi. Un richiesta passata assolutamente inascoltata.
Ecco il testo del comma 3 Articolo 12: “Al finanziamento degli incentivi di cui al presente articolo si provvede, quanto a un miliardo di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017 e a 500 milioni di euro per l’anno 2018, a valere sulla corrispondente riprogrammazione delle risorse del Fondo di rotazione di cui all’articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183, già destinate agli interventi del Piano di azione coesione, ai sensi dell’articolo 23, comma 4, della legge 12 novembre 2011, n. 183, che, dal sistema di monitoraggio del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze, risultano non ancora impegnate alla data del 30 settembre 2014”.

Il testo è adesso arrivato al Senato. La speranza è che i senatori siciliani siano più attenti, o più automi, dei loro colleghi della Camera. Per buona memoria alla Camera per la maggioranza ci sono: Angelo Capodicasa, Daniela Cardinale, Marco Causi, Magda Culotta, Davide Faraone, Maria Iacono, Antonino Moscatt, Teresa Piccione, Francesco Ribaudo, Gea Schirò, Luigi Taranto, eletti a occidente, tutti del Partito Democratico, ai quali si aggiungono i due del Ncd, Dore Misuraca e Alessandro Pagano, e Ferdinando Adornato, del Centro Democratico, che siciliano non è. Ad Oriente ci sono: Luisa Albanella, Sofia Amoddio, Giuseppe Berretta, Giovanni Burtone, Francantonio Genovese, Maria Greco, Maria Tindara Gullo, Giuseppe Lauricella, Fausto Raciti, Giuseppe Zappulla per il Pd; Giuseppe Castiglione (che è anche sottosegretario all’Agricoltura), Vincenzo Garofalo e Nino Minardo per il Ncd; Gianpiero D’Alia e Carmelo Lo Monte per il Centro Democratico; Andrea vecchio di Scelta Civica per l’Italia.

Dunque i deputati siciliani del Pd, con il testa il segretario regionale Fausto Raciti, hanno preferito la disciplina di partito agli interessi dell’isola, mentre quelli di Sinistra e Libertà e Forza Italia hanno tentato in commissione di fare approvare un emendamento per non perdere quelle risorse. Infatti, se al Senato non avverranno cose nuove, per di più per colpa di un provvedimento retroattivo, la Sicilia potrebbe vedere svanire un’importante risorsa. L’ultima speranza è legata ai cinque senatori siciliani di maggioranza:
La Legge di Stabilità non danneggia solo la Sicilia ma anche l’origano. Scrive il sito www.agricoltura24.com: “Gli operatori agricoli che producono erbe aromatiche di largo uso come basilico, rosmarino, salvia e origano devono fare attenzione all’aliquota Iva da applicare al momento di emettere le fatture di vendita. Solo l’origano infatti sconta l’aliquota ordinaria al 22% mentre alle altre erbe aromatiche si applica l’aliquota ridotta del 4%. Questione ancor più complicata se, come spesso accade, viene costituita una miscela di tali erbe aromatiche. Al riguardo si possono immaginare i solerti ispettori dell’Agenzia delle entrate che annusano le confezioni di erbe aromatiche e controllano etichette e registri Iva per verificare che l’origano non abbia cercato di mescolarsi con altri aromi per beneficiare dell’aliquota ridotta al 4% dell’Iva. Magari saranno stati addestrati anche cani da origano per scoprire se il rosmarino e la salvia non coprano l’aroma di origano presente in un miscuglio di aromi per arrosto. Oltre alle complicazioni di carattere fiscale e organizzativo sopportate dalle imprese agricole, si evidenzia un’evidente disparità di trattamento per i produttori di origano rispetto a quelli di basilico, rosmarino e salvia. È evidente che si tratta di prodotti che appartengono alla stessa categoria merceologica per cui riesce veramente incomprensibile e assurda la norma che disciplina l’Iva in questa maniera”.

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