Al Piccolo Teatro va in scena la famiglia in sette puntate. Lo scorso week end la prima di “Dio Benedisse il settimo giorno”

Foto di scena dalla prima delle sette puntate dedicate alla famiglia

Foto di scena dalla prima delle sette puntate dedicate alla famiglia

È andato in scena al Piccolo Teatro di Catania il primo appuntamento con il “Family Day” dal titolo “Puntata 1: Dio Benedisse il settimo giorno”. Una produzione di XXI in Scena – Associazione Etna ’ngeniousa. Il Progetto Family Day parla della famiglia tradizionale italiana e, in particolare, dell’immagine che comunemente si ha di una famiglia tradizionale perfetta. Affronta anche una serie di tematiche importanti come: il rapporto fra la famiglia tradizionale italiana e la società di oggi, la degenerazione dei legami fra i membri stessi di un nucleo familiare, i cambiamenti relazionali in rapporto alla crisi economica e identitaria della società italiana. C’è poi la nascita di nuovi modelli familiari: single con figli, convivenza e coppie sposate più volte.

Questi i temi su cui Family Day cerca di riflettere. Un progetto ambizioso teso a raccontare la famiglia italiana in 7 spettacoli teatrali. Ogni spettacolo sarà dedicato a una giornata tradizionalmente importante di una famiglia (la domenica, il matrimonio, la nascita di un figlio, il funerale, l’arrivo di un lontano parente, la rottura di un matrimonio…). Ogni capitolo avrà un titolo ironicamente tratto dalla Bibbia. Dunque, realismo e ironia per raccontare tutto quello che tutti sanno sulla famiglia e di cui spesso non parliamo per non destare scandalo e critiche.

Protagonisti in questa prima puntata un padre, una madre, una nonna, una figlia e un cane. Apparentemente contenti e felici, inquadrati nei loro ruoli, essi nascondono però dei torbidi segreti. Sul palcoscenico Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Egle Doria, Alice Ferlito, Rita Salonia. Scene e costumi di Vincenzo la Mendola. Grafica Salvo La Piana. Foto di scena Gianluigi Primaverile. Disegni Alessio Colonna. Ideazione e regia di Nicola Alberto Orofino.

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