A teatro con la farsa “Il casino di campagna” di August von Kotzebue per combattere i pensieri da crisi

Il casino di campagna da stasera al teatro L'Istrione di Catania

Il casino di campagna da stasera al teatro L’Istrione di Catania

Catania – «In un periodo di bassa marea, (preferendo il mare alla campagna, lascio le vacche magre al loro misero pascolo), in cui i guai risaputi e difficilmente rimediabili del nostro teatro (costi di produzione, adempimenti burocratici, calo di spettatori, attori improvvisati, biglietti costosi, maestri inesistenti, corsi improbabili, spettacoli gratuiti, professionisti mal pagati ecc.) sono dettati da una politica clientelare e apertamente ostile a tutto ciò che è cultura, l’unica cosa possibile, per far finta di “sapere che pesci pigliare” e “non pianger sul latte versato”, sia quella di riderci sopra. Un po’ per esorcizzare il buio del periodo storico che stiamo vivendo, un po’ perché qualunque telegiornale riesce a farci assistere, in un’unica rappresentazione, a tutte le opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide messe insieme. Da qui l’idea di proporre la messa in scena di una farsa». Sono taglienti le parole che Guido Turrisi ha scelto per presentare la regia della suo nuova pièce teatrale, “Il casino di campagna”, che andrà in scena al teatro L’Istrione di via Federico De Roberto a Catania, in questo secondo fine settimana di ottobre.

Il casino di campagna” di August von Kotzebue (Weimar, 3 maggio 1761 – Manheim, 23 marzo 1819) «è un meccanismo allo scoperto come quello di certi orologi con il congegno di rotelle, rotelline, molle e perni ben visibili – continua Turrisi – e non trovo necessario chiarire nulla di più di ciò che appare. Non ci sono sottotesti, né ragionamenti filosofici, né messaggi criptati. Tra le battute di questa macchina comica, che espone tutto a vista, c’è una fondamentale lealtà anche quando, per incongruenze e banalità, si è ben lontani dalla razionalità e, a prescindere da ogni ragionamento, si raggiunge l’obiettivo principale che è quello del semplice “divertissement”. Se il testo non fosse pervaso

Guido Turrisi, il regista

Guido Turrisi, il regista

da una genuina e perenne vitalità, gli equivoci e gli imbrogli di questo piccolo capolavoro comico, potrebbero risultare molto datati e soprattutto da leggere e riporre in mezzo ai libri di qualche polveroso scaffale ma, per le cose già scritte prima, è un periodo in cui il venire a teatro deve essere garanzia di genuina spensieratezza e non si possono deludere le attese degli spettatori che vogliono divertirsi. Per dovere di precisione devo aggiungere che ho volutamente calcato la mano sul “meccanismo a vista” e che, per ragioni di brevità dell’originale, come se gli attori si pagassero a tempo come i parcheggi tra le strisce blu, sono stati aggiunti due personaggi scritti “a la manière de…” con un facile, quanto non casuale, ammiccamento riconducibile ad Angelo Anelli e a Cesare Sterbini entrambi celebri librettisti rossiniani. Ho scritto “non casuale” perché il crescendo di Rossini è ciò a cui mi sono ispirato per mettere in scena il testo. Con la speranza di riuscire, per circa un’ora, a non farvi pensare alla “bassa marea” o alle “vacche magre”, secondo le vostre preferenze per i paesaggi marini o collinari».

Una farsa è di certo il modo migliore per sfatare e debellare pensieri dalle tinte a volte un po’ fosche. E sul palco, diretti dalla simpatia di Guido Turrisi, ci saranno Valerio Santi, Francesco Ruzzo e Marina La Placa. Lo spettacolo andrà in scena alle 21, venerdì 9 e sabato 10, alle 18 domenica 11 ottobre.

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