Le alghe che ricoprono i pavimenti in marmo dell’Anfiteatro romano di Catania diventano “laghetto”

Uno scorcio dell'Anfiteatro romano di Catania e al centro il "laghetto" verde

Uno scorcio dell’Anfiteatro romano di a Catania e al centro il “laghetto”

In tanti sanno, vedono, criticano, compreso gli addetti alla sorveglianza “ma noi non possiamo dare informazioni” ci dice una persona addetta alla sorveglianza.

Quando un cittadino (lo scrivente) chiede informazioni, non tanto sulle notizie storiche di questo gioiello, ma da quanto tempo il Teatro è cosparso di acqua putrida, nessuno ricorda. Sicuramente tantissimi anni. E senza mai un intervento. È una vergogna senza precedenti, Catania non può più permettersi un simile scempio d’immagine in uno dei più belli Musei del nostro territorio: l’Anfiteatro Romano. E Catania non merita tutto questo.

Continuiamo la nostra visita assieme a tanti altri visitatori e ci accorgiamo, senza che nessuno ce lo spiega, del degrado protratto nel tempo. In fondo ad un corridoio scopriamo una sorgente d’acqua limpida, è tanta quanto potrebbe essere contenuta in un tubo da 120mm. Tale sorgente, poiché limpida e inodore potrebbe essere da infiltrazione dal vicino fiume Amenano che si accumula  e si disperde per assorbimento nella zona più depressa del museo. Vedi foto.

La quantità d’acqua che si accumula nella base orchestrale a causa della luce del sole fa crescere le alghe formando una base verde che copre il pavimento con le preziose figure marmoree, e non solo, potrebbe compromettere la stabilità della preziosa opera millenaria per cedimenti dei fondamenti. Ma diventa anche un ricettacolo d’insetti che ammorba tutta la zona circostante piazza Duomo.
In ambito culturale non siamo mai stati un popolo di lettori noi italiani. Certo, ma la novità è che tendiamo a esserlo sempre meno. Il dato va sommato alla bassa percentuale del budget del ministero dei Beni culturali, agli stanziamenti insufficienti per l’istruzione, alla meta turistica culturale e religiosa, ai musei fatiscenti lasciati a marcire in tanti angoli del Paese.
Carmelo Santangelo

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