Mare Nostrum, un fallimento annunciato. Costa trecentomila euro al giorno, incoraggia i flussi migratori e ingigantisce il business criminale

Mare-nostrumScriveva il Sole 24 Ore nell’ottobre 2013: «Il  punto debole di “Mare nostrum” non è nel dispositivo militare messo in campo ma negli obiettivi perseguiti dalla missione. Se il compito è solo quello di soccorrere in mare e portare in Italia gli immigrati africani allora la missione rischia di essere senza fine perché la presenza navale italiana incoraggerà i flussi migratori e ingigantirà il business delle organizzazioni criminali. Nonostante le assicurazioni del governo che la missione si integrerà con il sistema di pattugliamento europeo Frontex e quello di rilevamento della Ue Eurosur è evidente che il peso dell’intervento sul mare e del problema immigrati ricadrà sull’Italia, come avvenne due anni or sono in seguito al conflitto libico. Frontex di fatto non schiera unità navali nel Canale di Sicilia ed Eurosur sarà operativo solo a dicembre e non salverà né assisterà un solo naufrago».

Azzeccato in pieno. Nei mesi successivi, fino ad oggi, è successo proprio quello che il maggiore quotidiano economico aveva previsto nel momento in cui il Governo italiano, allora presieduto da Enrico Letta ma sempre con Angelino Alfano ministro dell’Interno, prese la decisione di mettere in atto “Mare Nostrum”.
Operazione che di fatto è rimasta sulle spalle della sola Italia, e in maniera particolare dei comuni siciliani e delle Forze dell’Ordine.

Secondo i sindacati di Polizia «Mare Nostrum ha di fatto comportato carichi di lavoro, non sempre connessi e attinenti alle funzioni della Polizia di Stato, che se da un lato hanno attuato la sensibilizzazione del fenomeno volto ad evitare il ripetersi delle “tragedie del mare”, dall’altro hanno notevolmente aggravato la già critica situazione degli operatori. Le procedure di prima accoglienza, la vigilanza delle variabili strutture in cui gli immigrati vengono mantenuti durante le fasi dello loro identificazione, le collaterali attività di polizia giudiziaria assorbono significative risorse umane ed economiche che inevitabilmente producono riflessi negativi sull’espletamento degli ordinari compiti affidati agli uffici di polizia. A ciò si aggiunga la complessa gestione del C.A.R.A. di Mineo che con la presenza costante di almeno 4.000 ospiti ha ormai assunto le caratteristiche di una comunità con le problematiche ad essa connesse ed il peso organizzativo della macchina dei trasferimenti dei richiedenti asilo».

L’attività di accoglienza non strutturata in sedi adeguate espone il personale a possibili contagi come è accaduto ai cinque operatori tutt’ora in fase di accertamento da contagio di tubercolosi. I fondi per dotare il personale di adeguati DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) non sono disponibili e pertanto il personale è costretto ad operare con mascherine e guanti non adatti al tipo di intervento. Anzi le mascherine adatte se le sono comprate con i loro soldi.

Secondo i poliziotti, la conferenza di Villa Letizia non ha dato le garanzie che ci si aspettava, nonostante il Ministro abbia affermato la non distrazione di risorse ordinarie per fare fronte all’operazione “Mare Nostrum”. Nella realtà ogni giorno volanti e “volantine” dei Commissariati sezionali sono chiamate ad effettuare vigilanze dei palazzetti, delle camere di sicurezza ecc. distogliendo la loro attenzione dal controllo del territorio. Ed i problemi in ballo, purtroppo, non sono solo questi.

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