È cosa utile, dopo quanto sta avvenendo in questi giorni al Senato, riportare l’attenzione ai principii ed alle questioni di fondo che riguardano sia il merito della questione, che il metodo. Anzi, i metodi ai quali stiamo assistendo costituiscono essi stessi, in quanto derivati da una ben precisa concezione della politica, una premessa delle questioni di merito.
Intanto, siamo di fronte all’anomalia della presenza di due maggioranze che parzialmente si sovrappongono: una è quella che formalmente governa e che esprime ministri, viceministri, e sottosegretari; l’altra decide e governa in realtà e senza bisogno di ministri: quella costituitasi col patto del Nazzareno, e dalla quale la prima delle due maggioranze ha avuto una sorta di procura speciale ad adempiere.
Si fa quindi passare l’abnorme concezione che non sia legittimo mettere in discussione gli effetti del Nazzareno senza di fatto collocarsi fuori dalla maggioranza di governo e, per chi faccia parte del PD, senza collocarsene al di fuori.
Su modifiche costituzionali di tal portata, dovrebbero essere invece tenuti distinti i ruoli di governo, che riguardano la sola maggioranza che lo sostiene e il programma specifico su cui questo si è formato, dalle posizioni riguardanti la modifica dell’assetto istituzionale del paese, che riguardano questioni di principio e di fondo sulle quali è legittima, anzi doverosa, l’assunzione di posizioni dettate dalle proprie convinzioni, e che non possono esser coartate in patti di maggioranza che rispondono ad altre esigenze. Il tutto si rafforza poi col ricorrente ricatto del ricorso alle urne.
Su questo percorso, con l’attivo sostegno di un’informazione poco libera e per nulla indipendente e con la benevola attesa di settori dell’economia e della finanza che vedono più rassicuranti prospettive nell’affermarsi di un’oligarchia tecnocratica e nella definitiva uscita di scena della sinistra che nell’uscita del Paese dalla crisi, si sta consumando una mistificazione colossale.
Questa porta a propinare agli italiani, anche a quelli che, vedendovi il “rottamatore” della casta, avevano dato il loro sostegno prima a Renzi, e poi al Pd, una sorta di polpetta avvelenata che, lungi dal rottamare la casta, la rafforza; e che, in quanto a rottamazioni, si limita a rottamare la democrazia.
Populisticamente, per andar incontro allo spirito dei tempi e a ragionamenti che si ascoltano in ogni bar d’Italia, si agitano, come specchietti per le allodole, ragionamenti inconsistenti di razionalizzazione, semplificazione e riduzione dei costi, mascherando i reali contenuti dello pseudo-riformismo di Renzi: la trasformazione della Repubblica in senso oligarchico, l’affidare all’Esecutivo il controllo del Parlamento e degli Organi di Garanzia, il sottrarre ai cittadini il diritto di stabilire chi debba rappresentarli.
Quali che possano essere i loro difetti, gli italiani non meritano di essere imbrogliati in questo modo.
Gim Cassano