Fiorella Nozzetti, l’imprenditrice romana che collega l’ovest all’est e che sta unendo Catania e Istanbul

Fiorella Nozzetti e Franco Battiato alla conferenza stampa di presentazione della mostra di Battiato a Istanbul

Fiorella Nozzetti e Franco Battiato alla conferenza stampa di presentazione della mostra di Battiato a Istanbul

Fiorella Nozzetti, una grande, una di quelle donne capaci di tutto. Sì, perché non era certo né semplice né facile organizzare una mostra di quadri a Istanbul e per giunta farla riuscire benissimo. Anche se il pittore in questione si chiama Franco Battiato.
Fiorella, che di lavoro fa l’imprenditrice nel settore farmaceutico, una ne pensa e cento ne fa. Infatti se a Istanbul possono adesso gustare un buon gelato lo si deve a lei, che nella metropoli turca ha portato il mitico Giolitti. Ma, non contenta, lei, frequentatrice d’antan di Riposto e dintorni, si lancia a testa bassa verso il sindaco, giovane e rampante, di Beyoğlu, e non solo verso di lui, e realizza un piccolo miracolo. Anche se Battiato da quelle parti, turche si intende, è di casa.

Tra visitatori meravigliati e dervisci rotanti, Franco Battiato, sbalordisce tutti con la sua semplicità, il suo antidivismo e la sua sensibilità. Una mostra che parte da un presupposto: ognuno di noi può riuscire a fare tutto, solo che lo voglia veramente e che sappia superare la testardaggine e l’ottusità. Lo dice chiaramente Battiato, nel corso della presentazione alla stampa della mostra: «Non ero assolutamente capace di disegnare, per questo mi sono impegnato e penso di essere riuscito a realizzare qualcosa». Ma tornando alla “Nostra”, il suo impegno attuale sembra essere quello di creare un ponte tra Catania e Istanbul, con un impegno forte e intenso, come se fosse una missione alla quale adempiere con dedizione e costanza. Un ponte agevolato dal collegamento diretto da parte di Turkish Airlines ma che nei prossimo mesi potrebbe diventare qualcosa di bello, interessante, importante. E chissà perché, guardando Fiorella Nozzetti, venga in mente questa frase: «Quello che vide era molto bello. Nessun limite, eh, Jonathan? Pensò, e sorrideva. Era come l’inizio di una gara: aveva cominciato a imparare» (da Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach).
G.I.

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