Siamo alle solite, come sempre la questione del lavoro in Italia sembra essere quasi del tutto imperniata sul destino dell’ormai famigerato articolo 18 del cosiddetto “Statuto dei lavoratori”. Innanzitutto, come già detto e scritto tantissime altre volte, da qualsiasi parte si voglia guardare questa legge, la n. 300 del 20 maggio 1970, essa è certamente superata dai tempi e dai fatti. Allora, quasi 50 anni fa, Giacomo Brodolini e poi Gino Giugni realizzarono uno strumento moderno, adeguato a quei tempi, utile ed efficace.
Ma adesso le cose sono cambiate. Usando l’arma dell’ironia, il comico genovese Maurizio Crozza, in uno suo sketch televisivo di alcuni giorni fa ha rappresentato il leader della Cigil, Susanna Camusso, e quello della Fiom, Maurizio Landini fermi agli anni ’70. Appare chiaro che gran parte dei sindacati sono si sono adeguati ai tempi e la politica, come purtroppo sempre accade, non riesce a decidere. Ma questo famigerato articolo 18 è veramente così importante?
Secondo il Centro Studi della Cgia di Mestre, no. Sono infatti poche le aziende sottoposte alla disciplina all’articolo 18, ma oltre la metà dei lavoratori dipendenti italiani del settore privato sono tutelati da questo istituto. I numeri elaborati dalla Cgia ci dicono che l’articolo 18 “interessa” il 2,4 per cento delle aziende ed il 57,6 per cento dei lavoratori dipendenti italiani occupati nel settore privato dell’industria e dei servizi. In termini assoluti, su poco meno di 4.426.000 imprese presenti in Italia, solo 105.500 circa hanno più di 15 addetti.
Per quanto riguarda i lavoratori, invece, la Cgia ricorda che dalla totalità degli addetti presenti in Italia (pari a poco più di 22 milioni di unità) sono stati “rimossi” i lavoratori autonomi, quelli del pubblico impiego, i dipendenti dell’agricoltura e tutti quelli con un contratto a tempo determinato che, per legge, non sono “coperti” da questa norma.
Pertanto, su oltre 11.300.000 operai e impiegati presenti nel nostro Paese, quasi 6.507.000 lavorano alle dipendenze di aziende con più di 15 dipendenti, soglia oltre la quale si applica l’articolo 18.
Nonostante ciò, si continua a dire che la riforma dell’articolo 18 è uno dei tasselli più importanti dell’intera riforma del lavoro in Italia.
G.I.