Nelle sale. Boyhood, una chicca da non perdere del regista Linklater

Boyu-HoodÈ finalmente entrata in programmazione nelle sale catanesi una delle pellicole più attese dell’anno dai cineamatori. Si tratta di Boyhood, l’ultima fatica, e mai termine fu più azzeccato, del regista texano Richard Linklater. Un film unico nel suo genere che inaugura un nuovo filone cinematografico all’insegna di una nuova forma di realismo che diventa un vero e proprio documento storico di un’intera generazione.
Verità e autenticità sembrano essere per Linklater i dogmi da seguire che, nel caso di Boyhood, si traducono in 12 anni di lavorazione distribuiti in 39 giorni di riprese annuali, dal luglio del 2002 ai primi del 2014, compressi poi in 164 minuti di pellicola finale.

A sorprendere è soprattutto il fatto che il regista non utilizza in questo caso nessun effetto speciale per spettacolarizzare una trama che non racconta altro che l’evoluzione di una tipica famiglia americana del Texas, tra separazioni, turbe adolescenziali, nuove unioni, famiglie allargate, trasferte da una città all’altra e via dicendo. Colpisce già il solo fatto di veder crescere e invecchiare i protagonisti nell’arco degli 8 capitoli che scandiscono la narrazione, si parte così dall’infanzia di Mason e Samantha Evans, fratello e sorella, che si trasforma via via in adolescenza fino alla maturità finale. Attorno a loro ruotano le figure dei genitori separati, una splendida Patricia Arquette nel ruolo di Olivia, madre d’acciaio, ed Ethan Hawke, legato al regista da un sodalizio artistico ormai ventennale, nel ruolo di Mason Sr, un padre che riesce nell’arduo compito di rimanere presente nonostante la distanza che lo separa dalla propria prole.
Boyhood scorre dunque attraverso le vicissitudini della famiglia Evans, in una narrazione che procede senza grandi clamori ma nel racconto dimesso, elegante e privo di moralismi di una quotidianità fatta di gioie, dolori, malinconia ma anche tanta speranza. Premiato al Festival di Berlino per la miglior regia è da ritenersi senza dubbio un’opera contemporanea di grande valore. Imperdibile.
Marco Salanitri

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