
Tavolo per le imprese con Amt e Ikea nell’Aula Magna della facoltà di Economia e Commercio di Catania
Catania – Si è svolto stamattina nell’Aula Magna della facoltà di Economia e commercio di Catania il Tavolo delle imprese e ha visto a confronto un ente pubblico, Amt, e uno privato, Ikea, sui metodi di gestione di queste due realtà. Davanti a una platea cospicua, non affollatissima ma di certo selezionata per interesse e partecipazione, sono stati snocciolati numeri, bilanci, programmi per il prossimo futuro, metodi della gestione delle risorse umane dimostrando che le best practice tanto amate e applicate dall’Ikea possono essere applicate anche in un’azienda pubblica pur con le debite eccezioni.
E in fondo era questo leitmotive dell’incontro, confrontare due filosofie aziendali su temi cari alle due aziende e alla cittadinanza: con quali criteri e strumenti vengono soddisfatte le esigenze degli utenti? Come è organizzato il settore delle risorse umane? Come viene gestito il rapporto con i fornitori?
E proprio su questi argomenti si è svolto il “match” tra Carlo Lungaro presidente dell’Amt e Rosario Caffo responsabile del punto vendita Ikea a Catania. Da un lato spiegando che la gestione dei dipendenti in un’azienda pubblica è sicuramente più ardua e forse meno propensa o passibile di licenziamenti «ma – ha detto Lungaro pretendendo con simpatia un applauso – l’Amt è un’azienda vecchia in confronto all’Ikea e anzi da qui a qualche anno saremo costretti dall’età pensionabile dei nostri dipendenti a rivolgerci proprio all’università per attingere a nuovo personale».
Più decisa e tendente all’etica la linea dell’azienda svedese che pare accettare come possibili, ha affermato Caffo, gli errori lavorativi ma che non è disposta, in alcun modo, a trascendere sulla deontologia e il comportamento la cui violazione porta a un allontanamento quasi certo dal posto di lavoro.
L’incontro è stato lo spunto per presentare i nuovi servizi Amt, l’attivazione a breve dei parcheggi scambiatori ma soprattutto, perché partirà prima di Natale, l’Alibus che collegherà l’aeroporto con il centro città passando dal porto (una zona poco servita dai mezzi pubblici) a un costo di 4 euro offrendo a bordo il collegamento wi-fi.
Se il “match” è stato interessante il pubblico – composto da una settantina di persone tra le quali molti studenti – ha partecipato attivamente con domande di ogni genere mettendo il dito sui “portoghesi”, la piaga più grossa del trasporto pubblico. «Offrirò agli studenti un abbonamento a 12 euro al mese – ha risposto Lungaro – visto che sono loro i primi a non convalidare il biglietto.
Eppure l’aspetto più interessante è emerso alla fine, con la nostra domanda. Anzi, con la sfida che abbiamo proposto a entrambi e che ha riscosso un plauso da tutto il pubblico presente. Chiunque ha visitato l’Ikea si è reso conto che quest’azienda basa il suo appeal su ordine, pulizia, decoro e sicurezza, offrendo, all’interno dei suoi confini un’immagine che al di fuori, in piena zona industriale catanese, non esiste. Quindi alla luce di una forza contrattuale non da poco offerta dall’Ikea e dal fatto che l’Amt è una partecipata del Comune che offre i suoi servizi anche alla zona industriale, abbiamo chiesto a entrambi se sono disposti a impegnarsi per allargare questa immagine – in toto intesa – anche nel perimetro più esterno. E cioè: illuminazione, asfalto sistemato, aiuole curate, cartelli stradali esaustivi e tutto quanto possa contribuire a non lasciare quel ricordo osceno – che si ha al momento – attraversando la zona industriale di Catania dopo aver scelto i prodotti svedesi.
Entrambi hanno accettato la sfida. Lungaro, pur specificando che come Amt non può impegnarsi nella risoluzione di problemi che non gli competono, si è fatto carico di portare il problema al sindaco di Catania, Enzo Bianco. Anche Rosario Caffo ha accettato la sfida, anche lui precisando che spesso a Catania il problema è l’assoluta mancanza di risposte.
Riusciranno pubblico e privato insieme a cambiare il volto della zona industriale di Catania, pur in una piccola parte? Noi ci auguriamo di sì.
Monica Adorno