La vicenda dei due Marò detenuti in India si prolunga e da grottesca diventa tragica. La Corte suprema indiana ha infatti respinto la richiesta di Salvatore Girone di poter tornare a casa per Natale mentre non ha neppure valutata quella di Massimiliano Latorre di prolungare di altri quattro mesi la convalescenza in Italia dopo l’ictus di cui è stato vittima nel settembre scorso. Il fuciliere di Marina dovrà quindi rientrare il prossimo 13 gennaio. Respinta anche la richiesta dell’attuazione della libertà vigilata.
Dopo i pasticci fatti dal Governo Monti e l’inerzia di quello Letta, anche quest’ultimo guidato da Matteo Renzi sembra non riesca a ottenere nulla. Per di più nel momento in cui l’Italia ha la presidenza dell’Unione europea. Questo la dice lunga sul prestigio internazionale del nostro Paese. Sono ormai lontani i tempi in cui il nostro Presidente del Consiglio si opponeva fermamente, vincendo, persino al potentissimo Ronald Reagan; quando si intermediava, con successo, tra israeliani e palestinesi; i tempi in cui si dettava l’agenzia dell’Unione Europea; quando si trattava alla apri sulle questione energetiche con la vecchia Unione Sovietica. Del resto, come potrebbe l’Italia essere autorevole nel momento in cui è la cenerentola dell’Occidente per quel che riguarda l’economia, nel momento in cui corruzione e scandali dilagano?
La risposta è ovviamente “no”. Che credito internazionale può avere questa italietta?
Poco o nessuno. Ed infatti sono passati 33 mesi dal presunto crimine. Era il 15 febbraio 2012 quando i nostri due militari vennero accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. Da allora solo umiliazioni per l’Italia e sofferenza e amarezza per Latorre e Girone. Un dramma per due uomini, due famiglie che non potranno godere con gioia di queste prossime festività. E questo forse è l’aspetto meno pesante alla luce della figura che l’Italia ha in tutta questa vicenda. Un dramma che si unisce ai tanti, piccoli e grandi drammi, del nostro Paese che, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, sta vivendo il Natale peggiore.