Intervista al regista Mario Guarneri: “Il verdetto dà vita ai difetti dell’amore”

Il Verdetto, una scena con quasi tutti i personaggi sul palco del Teatroinsieme

Il Verdetto, una scena con quasi tutti i personaggi sul palco del Teatroinsieme

Sabato sera a Teatroimpulso lo spettacolo Il Verdetto, in programma dal 28 febbraio al 1° marzo tratto da una commedia di Agatha Christie, inizia con un po’ di ritardo. Mancano alcuni abbonati rimasti imbottigliati dal traffico catanese per due enormi camion che sabato sera pare si fossero dati appuntamento, in due parti opposte della città, con lo scopo preciso di bloccare a tutti piani e programmi della sera. Ma l’occasione è propizia per fare due domande al regista, Mario Guarneri. Il Verdetto di Agata Christie non è un testo usuale, come mai questa scelta? In effetti questo è un testo un po’ atipico in cui la scrittrice ha spostato la sua indagine all’umanità e all’uomo. A quello che Leopardi chiamava la civilizzazione. Abbiamo così questo professore che rappresenta alti concetti e buoni propositi ma si distacca da tutte le pulsioni e mente a se stesso facendo trasparire la sua fragilità. La Christie sceglie l’amore per questa pièce e lo declina in tutte le sue espressioni ed è questa la scelta più azzeccata. L’amore è naturale, istintivo, vero. Ecco perché non è un giallo e non occorre scoprire il colpevole. Quello si sa subito. Ma non è neanche una semplice storia d’amore, è confronto tra ciò che è vero e ciò che è artificiale. Come il paragone tra un paesaggio naturale e lo skyline di una metropoli. Una metafora per far emerger i comportamenti umani dettati dall’istinto contro quelli, seppur belli, artificialmente forzati dall’uomo. Ha rispettato lo scritto originale o sul palco propone una sua visione? A parte alcuni aggiustamenti, sì la struttura è rimasta immutata. Due atti per due ore e dieci di spettacolo con nove attori in scena tutti formati dalla nostra compagnia. Non prendiamo mai contributi esterni e puntiamo sull’organicità e sulla pancia. Per noi la vicenda rappresentata deve riecheggiare nelle esperienze personali degli spettatori e questo testo perché rispecchia il nostro nome Teatroimpulso e il nostro modo di recitare basato non sulla bellezza tecnica ma sulla risposta organica dell’attore. Un aspetto che rispecchia il lavoro della nostra compagnia: se dovessimo analizzare razionalmente ciò che facciamo dovremmo smettere perché non è conveniente, invece mettiamo il cuore e, dando spazio al nostro sentire, continuiamo a seguire la passione. Scherzando posso dire che anche il nostro operato rispecchia questo punto di vista: ragionando razionalmente su quello che facciamo dovremmo smettere perché non è conveniente, ma noi diamo spazio al nostro sentire e continuiamo imperterriti. Sono i silenzi che esprimono i sentimenti. Monica Adorno