Il libro della giornalista Elvira Seminara arriva in teatro grazie all’adattamento di Rosario Castelli nella nuova produzione realizzata dal Teatro Stabile di Catania. «L’operazione – spiega il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale – perpetua il coerente fil rouge che percorre e unisce gli importanti adattamenti che lo Stabile etneo ha tratto dalla narrativa siciliana. Non solo i capisaldi del verismo o del Novecento, ma spesso novità letterarie: una linea direttrice che ha coinvolto penne eccellenti, da Leonardo Sciascia a Pippo Fava, da Andrea Camilleri a Simonetta Agnello Hornby a Gaetano Savatteri, da Dacia Maraini a Elvira Seminara, per non citare che alcuni autori».
Tra i nomi più autorevoli, a partire dalla fine degli anni Novanta, spicca appunto il nome di Elvira Seminara, scrittrice catanese e giornalista di costume, pronta a doppiare l’esperienza della scorsa stagione che ha visto il successo della trasposizione scenica di un altro suo romanzo, Scusate la polvere, sempre ad opera dello Stabile. È ora la volta dell’opera prima L’indecenza, pubblicata nel 2008 da Mondadori e oggi riproposta per l’occasione dalla casa editrice digitale “Libreria degli Scrittori”. L’adattamento è stato affidato a Rosario Castelli, docente di Letteratura italiana nell’Università di Catania, con il contributo della stessa Seminara.
Sulla scena un tris di attori. David Coco (il marito), Valeria Contadino (la moglie) e una bravissima Elena Cotugno (Ludmiua). Prende così voce e corpo il triangolo imperfetto su cui è costruita L’indecenza: un uomo, una donna, una colf ucraina. Poi una casa e un giardino lussureggiante e feroce. Nasce così, dal legame ambiguo e trascinante di questi cinque “personaggi” – tre umani, la casa e il giardino – lo sviluppo del racconto originale e visionario di Elvira Seminara, un “tropical-gothic”, come qualcuno ha scritto. Una casa che diventa una trappola di ombre e insidie; una natura cannibalesca e sensuale; una coppia ferita da un trauma irrisolto; una ragazza candida e crudele, e uno spazio che muta, si sgretola e marcisce, trascinando un mondo – forse l’Occidente – alla deriva.
Ludmila, la straniera, è l’Altro, è l’estraneo nell’intimità, è il perturbante. Ma è anche l’incanto di un mondo nuovo, fresco, fecondo. Da quando varca la porta di quella casa in Sicilia – una Sicilia turgida e fosca, molto lontana dall’iconografia tradizionale – nulla è più come prima. Cambiano i posti e i nomi delle cose, il loro accento. Cambia lo sguardo dei protagonisti, mentre la crepa fra loro si allarga, diventa una voragine di carnalità e mistero che inghiotte ogni cosa. E lo spettatore è lì a guardare dietro un velo, come dal buco della serratura, in questa scenografia protagonista che allontana e avvicina chi assiste alla pièce. «L’indecenza – dice Elvira Seminara – mette in scena lo scandalo della solitudine in cui si specchia il nostro presente».
Lo spettacolo rimarrà in scena fino al 2 aprile a Palazzo della Cultura di Catania, in via V. Emanuele.