Palermo – Nello Statuto siciliano non esiste l’istituto giuridico dell’auto-sospensione del presidente della Regione, che può eventualmente solo dimettersi e in questo caso si torna alle urne: la scelta del governatore Rosario Crocetta di auto-sospendersi sull’onda delle polemiche per l’intercettazione col medico Matteo Tutino e dunque non partecipare alle sedute di giunta delegando il suo vice, quindi ha esclusivamente un significato “politico”. C’è un precedente e risale alla presidenza di Totò Cuffaro: l’allora governatore travolto dall’inchiesta di favoreggiamento alla mafia si auto-sospese, ma le polemiche durarono poco in quanto giunse il provvedimento di decadenza firmato dalla presidenza del Consiglio dei ministri; in quel caso il ruolo di reggente, per assenza o impedimento del governatore, fu assunto dal vice presidente Lino Leanza fino alle nuove elezioni. (ANSA).
Questo è quanto pubblicato dall’Ansa mezz’ora fa in merito alla vicenda che vede il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e il medico di Palermo Matteo Tutino protagonisti di un articolo che uscirà domani sull’Espresso in cui si parla di un’intercettazione che ha dell’incredibile. Al telefono con il presidente, pare, che il medico di Villa Sofia di Palermo abbia detto che «la Borsellino va fatta fuori come il padre». A seguito di questa notizia – che ha scioccato tutti e ancor di più perché è arrivata a tre giorni dalla commemorazione della strage di via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Borsellino e la sua scorta – il presidente della Regione Siciliana ha dichiarato di auto-sospendersi.
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