La movida diurna e notturna lascia spazio, in ogni settore, a una costante mancanza
di regole e di legge quasi fosse uno dei gironi dell’Inferno così ben descritti da Dante
Palermo – Dante ha definito l’inferno, come un susseguirsi di cerchi, che scende sempre più in basso nel fuoco eterno, dove l’umanità secondo la gravità dei propri peccati, dovrà bruciare al fuoco e dannarsi con la propria anima per l’eternità.
Ballarò è uno di quei cerchi dell’inferno, con una sola differenza che è popolata da un’umanità forzatamente povera e prigioniera della mala augurata vita.
Ballarò è un fondersi di piccoli quartieri, viuzze, cortili, piazze, Chiese, monumenti e tanta storia e memoria umana. Questo grosso agglomerato, comincia con il più antico quartiere dell’Albergheria a ridosso di quell’itinerario delle meraviglie patrimonio dell’umanità di San Giovanni degli Eremiti e la Cuba, poi si estende fino ad arrivare alle piazze mercato della Ballarò e i suoi vicoli raggiungono la via Maqueda. Poi, con una serie di vicoli, quasi magicamente raggiunge l’altro mercato famoso di Palermo il Capo, proprio come un corpo umano, che col suo reticolo di vene fa scorrere il sangue nelle arterie.
La Ballarò ha due vite una di giorno e una di notte. Quella di giorno è la vita del mercato, che si alterna in una parodia pirandelliana o simile a un grande buffet, dove non manca proprio nulla. Comincia con una miriade di teloni colorati, che coprono dal sole, dall’acqua e dal vento, le bancarelle e i negozi che espongono le merci, i venditori a squarcia gola fanno la cosiddetta “abbanniata” (voce alta con cantilena), per attirare l’attenzione della gente. In ogni angolo, via o piazza ci sono mille colori e mille sapori che si mescolano l’un l’altro, poi un contino via vai di persone di ogni genere, dai più poveri ai signori della Palermo bene, ai turisti che incuriositi da tanto chiasso, colori, profumi e odori, con le loro fotocamere scattano immagini e filmini che poi faranno il giro del mondo e attireranno nuovi turisti per conoscere quest’angolo simile all’ombelico del mondo.
In questi ultimi anni altri venditori si sono avvicendati a quelli nativi del luogo, quindi capita spesso, di vedere dei negozi e bancarelle gestiti dalle più svariate razze, come cinesi, nigeriani, indiani, marocchini, tunisini, romeni, mauriziani e quant’altro. Questa mescolanza crea un ambiente multi razziale tipico delle città cosmopolite, rendendo il mercato simile a un bazar asiatico o africano. Dentro questo grande budello cittadino, immersi tra pescherie, fruttivendoli, salumerie e negozi di ogni genere, s’incontrano Chiese aperte al culto e altre abbandonate al degrado, spesso ridotte a magazzini per le merci dei venditori.
La più importante tra queste Chiese e quella della Madonna del Carmine, da secoli a oggi annualmente si svolgono funzioni ecclesiastiche, processioni e grandi manifestazioni di culto.
Tante altre chiese sono presenti su questo territorio e ognuna è diventata votiva o padrona dei venditori presenti a Ballarò, come la Chiesa dei Panettieri, la Chiesa dei Pescivendoli, la Chiesa dei fruttivendoli ecc..
Dopo aver parlato in linee generali di questo luogo conosciuto in tutto il mondo col nome di Ballarò, bisogna parlare ora del rovescio della medaglia. In primis la povertà dilagante di chi vive in questo inferno, cercando di sbarcare il lunario per sopravvivere, qui convivono tutte le più diverse specie di persone e razze, quindi ognuno deve trovare il modo per convivere con diverse ideologie, religioni, costumi e quant’altro. E come un miracolo questo avviene misteriosamente: tutti sono accomunati da un grande senso di solidarietà, anche rafforzata dalla povertà e dal non possedere quasi nulla se non la voglia di aiutarsi l’un l’altro.
L’illegalità in questo luogo la fa da padrona e non pone nessun limite, ogni oggetto diventa barattabile col denaro, anche se la provenienza potrebbe avere molti dubbi, e qualsiasi oggetto trovato tra le immondizie diventa motivo di guadagno. Chi fa questo tipo di attività non osserva alcuna regola e al 90 per cento non ha alcuna autorizzazione, molti di questi venditori improvvisati, sono immigrati irregolari spesso anche senza documenti. Altri sono nomadi, Rom che vivono dove capita e altri ancora povera gente emarginata e indigente, nostri stessi cittadini di Palermo. Queste persone occupano aree non autorizzate e spesso la loro presenza diventa permanente, a tal punto di costruire baracche di cartone legno e lamiere dove dimorano e vendono lì le loro merci… se così si possono definire.
Non sembra presente alcun ordine pubblico o autorità che faccia rispettare le regole fondamentali, ma si vive in uno stato totale di degrado e abbandono, simile alla terra di nessuno, dove ogni cosa è concessa. Contro tutti i principi della civiltà. Ogni qualvolta che la giornata arriva al termine, tonnellate di immondizie e materiali restano abbandonati in loco, sono frigoriferi, lavatrici, mobili, vestiti, televisori e ogni sorta di rifiuti rimasti invenduti. E in quell’abbandono rimangono per giorni e giorni. In mezzo a questo grande caos e illegalità a fare il bello e il cattivo tempo è la mafia che indisturbata può curare e controllare tranquillamente il territorio e i grandi e piccoli affari: dalla prostituzione, compresa (ahimè) quella minorile, al traffico degli stupefacenti e assoldare facilmente manovalanza approfittando della disperazione e della fame che a Ballarò regna sovrana.
La mancanza dello Stato e delle istituzioni crea uno strato sociale fuori controllo e senza leggi apparenti se non quelle della sopravvivenza. Un esempio pratico sono le corse clandestine dei cavalli, che trovano luoghi e spazi fuori dal controllo delle forze dell’ordine. Altra spiacevole evidenza è data dal sistema di spaccio della droga, che è gestita da grandi e bambini, creando una sorta di vera e propria conduzione familiare. Altro fenomeno è la macellazione di carne clandestina, che poi è venduta senza controlli, a questo si aggiunge lo smercio di generi alimentari e surgelati a volte anche scaduti e messi in vendita a prezzo inferiore, in magazzini non in vista. A quest’ulteriore degrado umano dovuto al bisogno e alla povertà, si aggiunge il contrabbando delle sigarette, una tempo fonte principale di risorsa della mafia, dopo con l’avvento della droga i grandi interessi, si spostarono nel traffico mondiale e nello spaccio degli stupefacenti.
Inoltre altra fonte è il mercato dei film dvd e i cd musicali, gestito sempre dall’unica matrice, mafiosa criminale. Per la polizia districarsi in questi quartieri, logisticamente a volte è molto difficile e pericoloso, grazie a una fitta rete di solidarietà diffusa tra la gente che abita in questi luoghi. Questo nasce dalla sfiducia che queste persone hanno dello stato, dato le condizioni in cui vivono e la paura che chi ha il controllo del territorio, possa vendicarsi su di loro.
E ora parliamo come la Ballarò si trasforma durante la notte e vive le ore di una Movida sfrenata e senza regole. La varietà di soggetti che vivono le notti della Movida di Ballarò, è molto colorata di ogni genere di persona, che va dai giovanissimi ai meno giovani, dai figli della Palermo bene a quelli della Palermo economicamente povera e disagiata, con la presenza di giovani stranieri. Come d’incanto al posto delle bancarelle del mercato spuntano tavolini, sedie, banchetti, che occupano ogni metro quadrato di spazio, per ospitare questa massa di persone. I gestori di molti locali (che somigliano più a delle taverne) attirano la clientela con prezzi molto bassi, a discapito forse della qualità dei prodotti o della loro provenienza, naturalmente liquori, vino, e birra sono i più richiesti anche se le marche vendute spesso non sono quelle originali. Le persone presenti in grande quantità, ascoltano musica bevono e mangiano fino a tarda notte e i prezzi bassi della zona catalizzano gli amanti della notte. Abusivismo, mancanza di regole e d’igiene sono quasi un’istituzione.
Al mattino il ciclo si chiude e la Ballarò torna il mercato del tutto e di più.
Questa è la triste e amara realtà di vita giornaliera a Ballarò, un luogo simile a un angolo di Napoli così ben descritto da Pino Daniele: “Napoli i mille culure, Napoli è mille paure, Napoli è a voce de creature, Napoli è na carta sporca, Napoli è nu sule amaro e nessuno se ne importa”.
Aldo Di Vita