Negli ultimi dieci anni stiamo assistendo a una progressiva integrazione tra medicina e psicologia, nel caso in fattispecie tra medicina e psicologia nella sessuologia clinica. Col termine tecnico più appropriato di approccio integrato in sessuologia clinica si intende il rapporto che medici e psicologi hanno dovuto affrontare, con grandi risultati per i pazienti, patologie che non possono essere curate solo con i farmaci tradizionali ma che presuppongono una terapia psicologica associata. Una collaborazione che si è ritenuta indispensabile per una serie di patologie non più definibili solo fisiche ma anche psicologiche. Questo il pensiero di Chiara Simonelli e collaboratori, docente di psicologia presso l’Università la Sapienza di Roma: il presupposto d’integrazione ha consentito di creare nuove possibilità terapeutiche in ambito sessuologico con l’integrazione di scuole psicologiche e strumenti clinici: farmaci, consulenza sessuale, interventi psicoterapeutici, tecniche di rilassamento, in modo da individuare un piano di intervento efficace.
Per scendere un po’ più nelle specifico i quattro livelli d’integrazione, da esaminare sono: l’integrazione di strumenti, cioè vari tipi di esami clinici; i vari modelli psicologici; gli specialisti medici, quali ginecologi, andrologi, urologi e il quarto, il più controverso, cioè l’integrazione all’interno della “mente del terapeuta”.
Spesso nel passato il terapeuta non era in grado di sostenere il caos o l’adeguamento passivo, incondizionato alle richieste del paziente; oggi il presupposto che guida il terapeuta è l’adozione di una propria teoria di valori come punto di riferimento per un confronto con le convinzioni del paziente. La sessuologia non è una tecnica, ma un ordine di problemi posti dall’utenza. Cioè il paziente al centro della terapia. Considerando la relazione tra paziente e medico o terapeuta come il luogo d’incontro tra disagio individuale e disagio relazionale, la terapia sessuologica integrata, si avvale di una terapia di coppia che focalizza la sua attenzione sul binomio individuo-ambiente, società, cultura, utilizzando tecniche che coinvolgono la coppia “disfunzionale” in maniera unica e personalizzata. Tuttavia la tecnica è attuabile anche nei casi di single o quando il partner non è disponibile.
Per continuare con un esempio pratico sull’approccio integrato, spesso, nelle città dove non esista un istituto di sessuologia integrata, è il ginecologo o l’urologo a suggerire al paziente di consultare un sessuologo. Così, nella situazione del paziente maschile con disfunzione erettile, che fa uso di farmaci, si è visto necessario l’integrazione di uno psicosessuologo che faccia emergere il disagio, spesso legato alla cosiddetta “ansia da prestazione”. A volte bastano pochi mesi di terapia psicologica associata all’uso del farmaco affinché il paziente possa riacquistare fiducia nelle proprie possibilità per ritornare ad avere una vita sessuale soddisfacente e il più possibile “naturale”.
Susanna Basile