Catania celebra la Giornata della Memoria con una mostra sulla Shoah a Palazzo della Cultura

1938-1945 La Persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia” inaugurata oggi dal viceministro all’Interno Bubbico, rimarrà aperta fino al 15 febbraio 2016. Stasera alle ore 21 ai Benedettini va di scena “Bemporad. La Carta del Cielo”

Michele Sarfatti del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano

Michele Sarfatti del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano

Catania – «So che questa non è una ricorrenza rituale in cui prevale la retorica. È una commemorazione che bisogna sentire e far sentire. Stiamo vivendo un momento della storia particolare, in cui ritornano i muri invece di abbatterli, in cui si viene colpiti nella privazione della libertà, addirittura anche nella vita. Non per ciò che si fa, ma per ciò che si è: colpire la violenza dell’uomo sull’uomo fondata sulla diversità. E l’unica cosa che ci può salvare è la cultura». Ha commentato così Orazio Licandro la mostra dedicata alla Shoah e inaugurata oggi al Palazzo della Cultura di Catania alla presenza del viceministro all’Interno, Filippo Bubbico. “1938-1945 La Persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia”, promossa dal Viminale e inserita nell’ambito delle iniziative per la Giornata della memoria in programma il 27 gennaio per le celebrazioni in ricordo della Shoah e organizzata in collaborazione con la Prefettura di Catania. “Un’iniziativa bellissima che ripone all’attenzione delle giovani generazioni – ha dichiarato Bubbico – una tragedia che l’umanità ha vissuto e che noi dobbiamo impegnarci ad evitare che possa essere replicata’’.

In effetti è la memoria il filo conduttore che muove lo sguardo lungo i pannelli contenuti nelle tre sale dedicate a questa mostra fatta di documenti pubblici e privati, articoli di giornali, fotografie ricostruisce il dramma della persecuzione razziale con un percorso di approfondimento dedicato alla realtà della Sicilia, immagini e un video che se anche non si è davanti a seguirne ogni fotogramma segue il passo di ciascuno con il ritmo lento di una colonna sonora che graffia l’anima. “Quelli dal ’38 al ’45 sono stati i sette anni più bui della storia dell’uomo – ha commentato il sindaco Bianco – quelli in cui la concentrazione di oscurantismo ha raggiunto vette così alte che nessuno avrebbe mai potuto immaginare”.

Carte burocratiche, lettere, schemi per realizzare un calcolo matematico per definire la percentuale semita di un ebreo e da lì la possibilità o meno di vivere. Ci sono diari personali in cui le vittime descrivevano il peggioramento del trattamento che subivano durante la deportazione o la prigionia. Un’escalation crescente di odio che non aveva confini o limiti. Era la messa in pratica di un odio che andava redatto in leggi e regolamenti, in restrizioni, abiezioni ed espulsioni. Una pagina infamante della nostra storia che riuscì a mettere al bando tutti: nelle scuole non si poteva parlare e commentare di autori ebrei nati dopo il 1850 e così Freud, Enstein e Marx scomparvero da libri e lezioni a dispetto delle loro scoperte scientifiche o filosofiche.

I dettagli li racconta Michele Sarfatti del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano ed è sempre lui che illustra la mostra al viceministro Bubbico e al sindaco spiegando ogni ogni decalogo o legge che riguarda la “persecuzione italiana dei cittadini ebrei”. E non è cosa da poco che proprio di persecuzione si parli nel testo della legge istitutiva della Giornata della Memoria. Eppure, continua Sarfatti, in quegli anni ci sono state anche persone ‘giuste’, quelli che si spesero e protesero per salvare la vita agli ebrei.

Essere ebreo in Italia ed esserlo al Nord o al Sud faceva differenza? Dava la possibilità di salvarsi oppure no?
«Le persecuzioni in Italia iniziano l’8 settembre del 1938 con esclusione di Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania. La caccia agli ebrei e gli arresti per la deportazione – risponde Michele Sarfatti – in realtà sono cose che avvengono nell’Italia centrale e del nord. In questo senso non è possibile paragonare. Le persone vennero perseguitate a Milano come a Napoli o a Bari. La perdita del lavoro, l’esclusione dalla scuola o dalle attività sociali, culturali o sportive avviene ugualmente e senza differenza a partire dalla tarda estate del ’38. Non ci sono differenze di condizioni o di trattamento, quello che cambia e che è indipendente dalle persone è che nel Mezzogiorno vengono liberati dagli alleati prima che cominci la repubblica sociale italiana. Ecco perché non è possibile capire se ci sarebbero state differenze. Però possiamo dire che è stato più facile salvarsi dove gli ebrei erano pochi e se avevano la possibilità di avere a disposizione rifugi in campagna. È stato più difficile nelle città».

Alla realizzazione della mostra, aperta fino al 15 febbraio (l’ingresso è libero), hanno collaborato il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, l’Università degli Studi di Catania, il Comune di Catania, l’Archivio di Stato, l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia, la Soprintendenza BB.CC. di Catania, l’Associazione ex deportati nei campi nazisti e la Comunità Ebraica di Napoli.

Bemporad con la Kippah ebraica

Bemporad. La Carta del Cielo

Tra gli appuntamenti dedicati alla Giornata della Memoria, mercoledì 27 al Monastero dei Benedettini di Catania Officine Culturali metterà in scena, alle 21, “Bemporad. La Carta del Cielo“. Si tratta di una replica dello spettacolo proposto nel mese di novembre (leggi qui la recensione) e frutto del lavoro certosino di due anni di lavoro condotto anche da Claudia Cantale. Le musiche sono di Massimiliano Pace le voci registrate di Luca Biagini ed Evelyn Famà. Un’ora di spettacolo che merita di essere visto. Prenotazioni e info al numero 095.7102767.

Monica Adorno

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