L’intervista pubblicata da Leggimi il 27 gennaio 2016 (leggila qui) con le dichiarazioni del sindaco di Nicolosi sugli impianti da sci, è stata al centro della conferenza stampa indetta dall’amministratore unico di Funivia, Francesco Russo: “La vicenda dell’affidamento è tutta da giocare ma siamo aperti a un accordo bonario. Contatterò il sindaco a giorni”. Intanto la vicenda degli impianti Etna Sud ed Etna Nord è al vaglio dell’antitrust
Catania – Per salire sull’Etna a 3.000 metri i servizi vengono offerti in regime di monopolio oppure no? Secondo il sindaco Nino Borzì, sì. Secondo Funivia dell’Etna, no.
Gli impianti di risalita che ci sono sull’Etna di chi sono? Sono del Comune che li ha costruiti e pagati o sono (anche e non solo) di Funivia dell’Etna sui cui terreni questi impianti (tre più le piste da sci) sono stati costruiti? Anche qui la risposta si sdoppia, per l’amministrazione comunale gli impianti sono del Comune e quindi a fine concessione – scaduta nel 2011 – andavano restituiti. Di diverso avviso è Funivia dell’Etna che sostiene, particelle catastali alla mano, che gli impianti costruiti sul proprio (e non solo) terreno sono di sua proprietà in forza del codice civile.
Questi due punti sono stati i veri protagonisti della conferenza che si è tenuta stamattina nella sede catanese di Funivia dell’Etna e, al centro di tutta la diatriba – che l’amministratore delegato di Funivia, Francesco Russo, spera di comporre al più presto in modo bonario -, l’intervista pubblicata al sindaco di Nicolosi, Nino Borzì, su Leggimionline e su Il Mercatino del 29 gennaio 2016.
La conferenza è l’occasione per ripercorrere le tappe di questa vicenda iniziata nel 1997, sospesa durante le eruzioni del 2001 e 2002 e rientrata nei ranghi nel 2006 con una nuova scadenza che arrivava al 2011. Salvo il fatto di quinquennio (2006-2011) fallimentare a causa delle gravi carenze dei nuovi impianti di cui Funivia informò il Comune nel 2011, contestualmente a una richiesta di proroga che riconoscesse le perdite della mancata gestione. Proroga che il sindaco contestò chiedendo, invece, in restituzione gli impianti. Impianti che, nei fatti, e per colpa dell’amministrazione – si legge nelle slide presentate da Funivia – appartengono ad altri perché ricadenti su terreni non dell’amministrazione ma di privati. I dati offerti da Funivia indicano che: la Seggiovia (non funzionante) è 15% del Comune, 85% di privati; il secondo impianto (non funzionante) è 95% del Comune, 5% di privati; il terzo impianto è 10% del Comune, 90% di privati; le piste di discesa sono 10% del Comune, 90% di privati. Insomma conclude Funivia “non si può sostenere di possedere ciò che non si ha”.
Tra i punti della vicenda compare anche il contenzioso che il Comune ha avuto con la Leitner SpA, la ditta costruttrice degli impianti, il cui epilogo è giunto nel 2015 (lodo 51) e ha ritenuto il Comune unico responsabile e condannato a un risarcimento di 200mila euro a favore della Leitner.
A ottobre 2012 Funivia proponeva al sindaco Borzì una proposta transattiva di due milioni di euro in cambio della gestione per 25 anni degli impianti, degli espropri a proprio carico e della restituzione degli impianti e delle aree al comune al termine d’esercizio. Quindi, sottolinea Funivia, non è vero che non c’è stata alcuna “offerta reale”.
Nel 2015 vengono formulate due proposte: 1) affidamento per 29 anni, sempre con esproprio a carico e la possibilità di apportare modifiche funzionali per eliminare gli errori di costruzione. Restituzione di beni e aree alla fine. 2) affidamento per 15 anni, tutto uguale al punto 1 ma senza l’onore degli espropri.
Tutte le proposte di Funivia avanzate dal 2011 sono state rigettate dall’amministrazione che si è dimostrata disponibile a un affidamento di soli 6 anni senza peraltro supportarla con un piano economico finanziario idoneo.
Potete giustificare l’esigenza della concessione per 15 anni?
“È tutto in una nota che abbiamo prodotto – risponde l’avvocato di Funivia Nicolò D’Alessandro – all’amministrazione comunale a novembre 2015. Include due panieri: nel primo ci sono le espropriazioni che l’amministrazione avrebbe dovuto affrontare e che non ha fatto. Per una stima, dell’amministrazione, di almeno 500mila euro solo per le aree necessarie per la localizzazione degli impianti e senza considerare le piste di discesa. Queste sette aree per la stima compiuta dai privati ammontano invece ad alcuni milioni di euro.
L’altro paniere riguarda manutenzione, anche straordinaria, i costi di gestione, del personale, delle materie prime dei servizi. Quando questa proposta venne portata in Consiglio comunale, il sindaco evidenziò che era già stata avviata una propria procedura espropriativa sanante in base all’art 42bis. La scelta di una gestione di 29 (prima), 15 o sei anni non dipende da numeri buttati lì, ma derivano da conti economici-imprenditoriali. Abbiamo chiesto all’amministrazione quali fossero le loro motivazioni tecnico-economiche che spingessero ai sei anni, ma la risposta che il sindaco ci ha dato è che gli atti erano segreti e che non potevano farceli conoscere. Questo anche in riferimento ai costi dell’esproprio che riguarda, tra gli altri, aree di Funivia che, a sua volta, dovrebbe essere messa a conoscenza di questa procedura”.
Funivia e Turistica Mongibello sapevano che la Leitner stava costruendo gli impianti?
“Certo, tanto è vero che Turistica ha presentato ricorso. Gli impianti sono stati realizzati consapevolmente dall’amministrazione – continua D’Alessandro – su terreni prevalentemente di terzi. Consapevolmente perché prima di iniziare i lavori è stata fatta un’ordinanza di “immissione in possesso”. I privati hanno subito l’occupazione ma non hanno mai percepito un centesimo né per l’occupazione né per l’esproprio. Il principio che vale da duemila anni è che se io costruisco, con materiali miei, un fabbricato su un terreno di proprietà di Tizio, la proprietà è del fabbricato è di Tizio”.
Russo sembra che in questo ultimo periodo i rapporti tra Funivia e il Comune siano peggiorati, è vero?
“In realtà no. C’è questa fase di impasse sugli impianti che crea nervosismo, sia da parte dell’azienda che non può fare programmazione, sia da parte dell’amministrazione che ha un problema da risolvere. I rapporti però sono sereni e cercherò io stesso il sindaco per cercare di arrivare a una soluzione”.
Il valore dato dall’amministrazione è di circa 5 euro a mq, il vostro qual è?
“Bisogna distinguere. Il Parco dell’Etna – prosegue Francesco Russo amministratore di Funivia dell’Etna – ha effettuato una zonizzazione. Zona C a vocazione turistica capace quindi di produrre un certo reddito che potrebbe essere valutata a circa 25 euro a mq. Zona B vocata ad attività agrituristica dove si possono realizzare manufatti che consentano anche il pernottamento il cui valore potrebbe andare dai 5 ai 7 euro. Zona A di massima tutela, ma alla quale è stato comunque dato un valore dato dal biglietto dai 4 ai 6 euro richiesto per l’accesso, il cui valore potrebbe essere di una manciata di euro”.
Tra il pubblico della conferenza anche un impiegato del comune di Nicolosi che è intervenuto specificando: Avete contestato l’uso della parola monopolio, ma in atto c’è una verifica dell’antitrust sui servizi offerti sull’Etna.
“Monopolio significa che c’è un unico soggetto – commenta D’Alessandro – che presta un servizio. Se ciò dipende da una norma di legge, l’Unione Europea si oppone perché rappresenta una situazione di privilegio. Ad esempio c’è un monopolio a favore delle guide alpine perché, una legge della Regione Siciliana, stabilisce che, superati i 2.500 metri di quota, per ragioni di sicurezza gli utenti devono essere accompagnati dalla guida alpina”.
“Comunque – interviene Francesco Russo – l’amministrazione comunale dovrebbe capire che Funivia dell’Etna è di proprietà costruita su terreni di Funivia dell’Etna. Non l’ho voluta io la situazione, di quale monopolio mi si accusa?. Se ci sono imprenditori disposti a mettere milioni di euro sotto la lava, si accomodino. Non solo a Etna Sud, anche a Bronte, perché no?”.
Si troverà un accordo?
“Sì, penso proprio di sì malgrado tutto. Il sindaco Borzì – conclude Russo – è una bravissima persona di grande buonsenso”.
Chissà, magari potrebbe essere utile un incontro a tremila metri.
Monica Adorno